Ieri sera al cinema Hackesche Höfe si è tenuta la proiezione del film “Veloce come il vento” di Matteo Rovere. Il film racconta la storia di Giulia De Martino (Matilda De Angelis), che ha ereditato la passione per i motori dalla sua famiglia e ha partecipato al Campionato GT, sotto la guida di suo padre. Sarà proprio la morte del padre a cambiare tutto e che lascerà Giulia da sola a dover affrontare le gare automobilistiche. L’arrivo del fratello Loris (interpretato da Stefano Accorsi), un ex pilota con problemi di droga, complicherà ulteriormente la situazione.
Ulteriori proiezioni avranno luogo oggi 10 giugno al Klick Kino e l’11 giugno al Kino, sempre in presenza dell’attrice Roberta Mattei, che nel film interpreta Annarella. Barbara Ricci l’ha intervistata per il BerlinItaly Post.
Cara Roberta, ho appena visto “Veloce come il vento“ e mi sono emozionata. La tua interpretazione di “Annarella” è molto vera e commovente. In realtà siete tutti bravissimi. Il riscatto morale di Loris, il protagonista interpretato da Stefano Accorsi, così come le diverse situazioni di difficoltà e di conflitto vissute da tutti i protagonisti sono raccontati in maniera molto umana, senza inutile pathos o eccessive drammatizzazioni.
Mi viene da dire che questa sia una caratteristica di un certo tipo di cinema italiano quando è ben riuscito. Un cinema in cui le storie si raccontano partendo da un desiderio di autenticità. Io tra l’altro ho avuto il piacere di intervistare Alessandro Borghi pochi mesi fa nel corso della Berlinale 2017 e voi due avete recitato insieme in “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, un altro illustre esempio di un certo realismo italiano.
Tu sembri trovarti molto a tuo agio in questo tipo di cinema, o mi sbaglio?
Buongiorno! Mi piace prendere parte a progetti che hanno una certa profondità. Ma la profondità può esserci anche in una commedia ed è anche in quel genere che si capisce se si è degli attori. Mi piace essere scelta per ruoli che richiedono un contatto con la propria sensibilità. Attraverso il dolore avviene la catarsi quindi è bello affrontare anche ruoli drammatici.
“Annarella” è una tossicodipendente. Come ti sei preparata al ruolo?
Osservando. Ascoltando cosa c’è dietro l’esigenza di drogarsi. Quello che ho scoperto e che avevo già avvertito prima col cuore è doloroso. Il destino mi ha aiutato mettendomi in contatto con persone che avevano vissuto e superato la tossicodipendenza. Ho cercato di annullare il giudizio e coccolare Annarella.
Come è stato lavorare con Stefano Accorsi?
Rassicurante. Che di solito è una parola che non mi piace, ma essendo il mio primo film forse mi ha aiutato. La sua gentilezza, professionalità e dolcezza hanno contribuito a costruire un rapporto autentico tra i personaggi.
Com’è lavorare con Matteo Rovere? È un regista che ti fa ripetere la scena tantissime volte? Avete fatto delle prove prima di arrivare sul set? Hai qualche aneddoto da raccontare, qualcosa di divertente o di strano accaduto durante le riprese del film?
Era il primo film. Matteo è una macchina da guerra. Ci si distrae poco e direi che è un bene. Abbiamo provato 4 giorni in campagna con Paolo Graziosi, Stefano e Matilda ed è stato bello. Matteo ha una grande energia.
Qual è stato il ruolo da te interpretato fino ad ora che ti ha segnato dentro più degli altri? Quello che hai amato di più…
Tutti i personaggi mi lasciano qualcosa. Linda e Annarella mi hanno dato modo di crescere umanamente e professionalmente. Ma deve ancora arrivare il personaggio che mi sconvolgerà la vita. Per ora ho amato di più essere la voce di Pasolini nella lettura di “Cronache di una vita violenta”.
Tu sei di Roma, come me. Cosa ti lega più di ogni altra cosa a questa città e cosa invece proprio non ti piace? Potresti immaginare di trasferirti in un’altra città o in un altro Paese un giorno?
La bellezza. Le linee barocche. La luce tra gli alberi. L’arte, il clima che cambia sette volte al giorno, l’autenticità dei romani, le chiese nascoste. Ma avrei voluto vivere la Roma degli anni 60. La prima estate romana a Massenzio. E poi c’è il teatro di periferia che i miei portano avanti e i vecchi artisti.
Viaggio sempre e penso che potrei trasferirmi in un altro posto…ma poi tornerei sicuramente.
Stai per arrivare a Berlino. È la prima volta per te o ci sei già stata?
È la prima volta…e non sarà l’ultima.
Progetti attuali o futuri?
Ci sono due tipi di progetti. I miei e quelli del cinema. Uno dipende da me, l’altro dagli altri. Stiamo aspettando per due film, uno spettacolo teatrale e per incontrare dei maestri stranieri.
Continuerò a studiare canto per essere libera di girare ovunque con gli spettacoli musicali.
Ti ringrazio Roberta, e in bocca al lupo per tutto!
Autrici: Barbara Ricci e Valentina Lo Iacono