Incontro Maria Antonietta Carillo, una giovane ricercatrice italiana a Berlino.
Maria Antonietta collabora anche con il BerlinitalyPost e qui potete leggere i suoi articoli.
– Dove sei nata Maria?
Sono nata a Sarno, in provincia di Salerno.
– Da quanto tempo vivi qui a Berlino?
Sono sei anni. Un bel po’ in realtà. Da maggio 2010.
– E perché ti sei trasferita a Berlino?
Mi sono trasferita per fare il dottorato. Ho vinto un dottorato di ricerca in biochimica, al Max Planck Institut di Golm, vicino Potsdam.
– Che studi hai fatto in Italia?
Ho studiato a Roma, alla Sapienza. Mi sono laureata in Biotecnologie. Ho conseguito la laurea triennale e poi quella specialistica in Biotecnologie Genomiche nel 2009. Poi, siccome volevo intraprendere la carriera accademica, ho iniziato a cercare un dottorato. Volevo farlo all’estero però, per avere un’esperienza fuori dall’Italia che potesse arricchirmi. Quindi ho trovato il dottorato qui, e una volta finito, siccome mi trovavo benissimo a Berlino, ho iniziato anche il post dottorato.
– Il dottorato lo hai terminato?
Sì.
– Dottorato in cosa esattamente?
In biochimica. Il post doc che sto facendo adesso è sempre in biochimica, ma in un ambito completamente diverso.
– Tu vieni pagata da questo istituto di ricerca, il Max Planck Institut?
Sì, certo. Ricevo una retribuzione. Il mio istituto si trova vicino Potsdam, ma vi sono diversi Max Planck in tutta la Germania e alcuni addirittura all’estero. Per esempio quello per la Storia dell’Arte si trova in Italia.
– Il Max Planck dove lavori tu in realtà si trova all’interno di un vero e proprio polo di ricerca scientifica, giusto?
Si, vi sono tre diversi istituti Max Planck: il mio, di colloidi ed Interfacce, quello di Fisica Gravitazionale, detto anche Einstein Institut e poi quello di Fisiologia Molecolare delle Piante. Poi sono presenti alcuni istituti che fanno parte delle Fraunhofer Gesellschaft, un’altra importantissima società per lo sviluppo della ricerca applicata (la più grande in Europa): essa è presente con gli istituti di Polymerforschung (Ricerca applicata sui Polimeri) e di Genetica. E poi un terzo polo, detto Go:IN, composto da start up che gravitano sempre nell’ambito scientifico.
– E dopo il post doc cosa vuoi fare?
Mi piacerebbe trovare lavoro in un’azienda, sempre però continuando a fare ricerca. E siccome mi sono innamorata di Berlino vorrei rimanere qui!
– Appunto, Berlino! In che quartiere abiti?
A Prenzlauer Berg (quartiere molto rinomato della ex Berlino est). Però prima di arrivare lì ho vissuto in altre zone: appena arrivata sono andata ad abitare a Mitte, proprio nel centro di Berlino, sulla Friedrichstrasse; dopo mi sono spostata a Moabit, e poi a Schöneberg. E infine, siccome non volevo più abitare in appartamenti condivisi, mi sono trasferita da sola a Pranzlauer Berg. In realtà il quartiere non è stata una scelta, ho semplicemente preso la prima casa che sono riuscita ad avere.
– Non è più semplice come nel passato trovare un appartamento a Berlino?
No, infatti. Prima di tutto qui in Germania quando vai a vedere una casa devi già portare tutti i documenti. Vogliono vedere quanto guadagni ovviamente, ma anche lo Schufa (un documento ufficiale molto importante in Germania che certifica l’assenza di debiti e morosità), e poi vogliono sapere perché te ne sei andato dalla casa in cui stavi prima. Inoltre, in caso di appartamenti condivisi, (le cosiddette Wohngemeinschaften, dette WG) devi essere scelto. Devono decidere se secondo loro sei compatibile con gli altri coinquilini. In questo ultimo caso, invece, essendo da sola, ho avuto meno esami da superare diciamo…È un appartamento piccolino, sono meno di 40 mq, ma ci sto bene.
– Se una ragazza o un ragazzo italiano decidesse oggi di venire a studiare a Berlino come hai fatto tu, cosa gli consiglieresti?
In ambito scientifico le possibilità che vengono offerte dal Max Planck e dall’università tedesca in genere sono molte. E c’è tanta possibilità di crescere. Il Max Planck poi è multidisciplinare. Io per esempio, pur studiando nello stesso istituto dall’inizio, ora mi occupo di una ricerca in un ambito completamente differente rispetto al il dottorato. Quindi anche restando nello stesso dipartimento o istituto per anni puoi confrontarti con persone che svolgono ricerca in campi completamente diversi dal tuo. E questo ti dà la possibilità di ampliare le tue conoscenze e di crescere.
– Tu parli tedesco?
Poco. Nel mio ambito comunichiamo in inglese. Tutti i nuovi arrivati sono praticamente stranieri. E anche i vari meeting sono tutti in inglese. Nel mio gruppo di prima eravamo diciassette persone, quasi tutte di nazionalità diversa!
– Per essere ammessa al dottorato tu mandasti la tua candidatura da Roma?
Sì. Feci prima un colloquio telefonico preliminare, dopodiché venni invitata qui a presentare una mia relazione Power Point, dopo la quale venni ammessa.
– Quali sono i tuoi programmi futuri? Pensi di restare a Berlino o magari tornare in Italia?
Mah…questo non lo so. Se tornassi in Italia mi piacerebbe tornare a Roma. Ho Roma nel cuore. Ci sono stata cinque anni e mezzo durante i miei studi universitari e mi ci sono trovata benissimo.
– Quali sono le cose che ti mancano dell’Italia?
La famiglia prima di tutto. I pranzi domenicali con i fratelli, le sorelle, i genitori…Poi qui non c’è molto sole purtroppo… E il cibo. Soprattutto alcuni ingredienti sono difficili da trovare. Non si trovano della stessa qualità qui. Ecco: famiglia, sole e cibo…Sembrano degli stereotipi però sono veri!
– Ti capisco! Soprattutto gli inverni secondo me sono difficili da superare causa la mancanza di luce, di sole. La psiche ne risente.
Sì, infatti! Uno degli ultimi inverni, non ricordo quale, è stato definito il più buio da anni. E lì ne ho davvero risentito tanto. Per fortuna un viaggio di lavoro in Israele mi risollevò il morale. Feci il pieno di sole e tornai ricaricata.
– Quanto dura il post doc?
Inizialmente due anni. Ora ho avuto un’estensione di contratto per un altro anno. E in quest’ultimo anno deciderò cosa fare dopo.
– Hai un luogo del cuore qui a Berlino?
Ve ne sono molti. Ogni zona poi è molto diversa dall’altra. Specificarne uno è difficile.
– Magari un posto in cui vai quando non ti senti bene e dopo magari stai un po’ meglio? Un luogo tuo, che senti tuo?
Non ci ho mai pensato, ma forse i parchi. Una cosa poi che mi piace tantissimo di Berlino è il poter andare in bici. Soprattutto i giorni in cui sono un po’ giù di morale, prendo la bici, faccio un giro in città e mi sento meglio.
– Hai la macchina?
No. Qui ci sono in mezzi di trasporto che funzionano bene. Figurati, c’era un periodo che dovevo fare quindici km per raggiungere il posto di lavoro. Li facevo in bici. Tutti i giorni di sera. Anche col freddo. Era un modo per scaricare la tensione.
– Torni in Italia per le vacanze?
Sì. In realtà ci torno spesso. Quest’anno per esempio ci sono stata già quattro cinque volte.
– Ci sono stereotipi sugli italiani che ti danno fastidio? O stereotipi da sfatare sui tedeschi? Ti sei mai sentita giudicata in maniera fuorviante in quanto italiana da quando sei qui?
In realtà no. Mai. Anche perché il mio ambiente è molto cosmopolita. Ci sono alcuni italiani nel mio istituto e vi sono pochi tedeschi. Quindi nel mio cerchio di conoscenze ed amicizie siamo fuori da certi stereotipi. Siamo tutti stranieri. Certo…a volte magari mi dà un po’ fastidio quando dicono che noi italiani arriviamo tardi agli appuntamenti. Secondo me poi non è vero. Io sono italiana e sono puntuale.
– Posso chiederti quanti anni hai?
Trentuno.
– Grazie Maria, mi ha fatto molto piacere chiacchierare con te. E in bocca al lupo per tutto!
Autore: Barbara Ricci