Vivere in un’altra città ma soprattutto in un’altra nazione, è un’esperienza che, possiamo dire, ci cambia la vita, ci rafforza, e che soprattutto non viene senza difficoltà. Decidere di trasferirsi all’estero molte volte non è una decisione semplice. C’è chi lo fa per darsi una seconda possibilità, per cominciare da capo o perché curiosi con tanta voglia di fare un’esperienza lavorativa diversa. Berlino è una città che attira persone e soprattutto giovani da tutte le parti del modo, per il suo fascino minimalista, ma anche dinamica, e soprattutto per le diverse possibilità di lavoro.
Uno dei posti in cui, tutti i giorni persone provenienti da tutte le parti del mondo, con diverse posizioni ma sempre in ambito scientifico, s’incontrano è all’Istituto Max Planck, dai tecnici di laboratorio a dottorandi, da postdoc a group leader, dove la lingua principale è l’inglese. Qui di seguito ci sono le storie di ragazzi trasferitisi qui a Berlino, chi alla ricerca di un’opportunità migliore, chi per realizzare il sogno di vivere in questa nazione, chi perché già conosceva qualcuno e così via. Ovviamente, il trasferimento, la diversità culturale e linguistica, ha portato vantaggi e svantaggi…
Andrew, 26 anni, dottorando, Bielorussia, a Berlino da 3 anni e mezzo.
”Mi sono trasferito a Berlino per lavorare nel mio gruppo di ricerca attuale, all’Istituto Max Planck, una opportunità molto attrattiva in quanto il gruppo di ricerca dove lavoro è uno dei leader mondiali nel mio campo di ricerca. In generale sono soddisfatto con il lavoro e l’ambiente lavorativo che mi dà tante opportunità per continuare a imparare. L’ambiente lavorativo è veramente internazionale e i miei colleghi vengono da più di 20 nazioni. Mi sono abituato alle diversità e non noto più le differenze (avreste dovuto farmi questa domanda tre anni fa). A Berlino mi piace che ci siano tante opportunità in tutte le sfere, sia professionale che vita sociale e culturale. Io vado spesso al teatro Maxim Gorky, molto innovativo, dove si possono vedere tanti bei pezzi teatrali. Nel futuro prossimo non ho piani di ritornare in Bielorussia. Ma in qualsiasi altra città andrò, porterò l’apertura mentale. Ai miei amici consiglio vivamente di venire a Berlino. La trovo una fantastica e dinamica città con tante cose da vedere.
In futuro, vorrei lavorare in una grande multinazionale o organizzazione e vorrei vedere che il mio lavoro abbia un impatto sulla società. Ora parlo tedesco in modo fluente e ci ho messo quasi due anni per impararlo e per avere un livello di comunicazione efficiente. Parlare tedesco rende la vita più semplice, anche se onestamente solo con l’inglese si riesce a comunicare. Il mio posto preferito a Berlino è il Tiergaten, mi piace andare lì in bici, fare un picnic con gli amici e semplicemente rilassarsi e leggere. Uno dei miei posti preferiti nella mia città natale, a Minsk, è il Victory Park e il lago Kamsamolskaje, un posto piacevole per passeggiare, visitare l’isola dei volatili (una piccola e pittoresca riserva selvatica) o solo per visitare il lago in barca.
Il mio piatto preferito tedesco è il Königsberger Klöpse (polpette servite con barbabietola, purea di patate e una salsa di capperi), mentre quello bielorusso è il “syrniki” (pancake di quark fritti che possono essere accompagnati con marmellata, panna acida o “sgucchenka” (latte condensato dolce). Li preparo spesso qui anche se il quark tedesco non può essere usato per fare i “syrniki” e devo quindi comprarlo al supermercato russo. Qui non mi abituerò mai a veder mangiare pancake di patate con purea di mele. È troppo strano anche dopo 3.5 anni che abito qui. Mi mancano i miei amici di Minsk e fortunatamente li ho convinti a venire spesso qui a Berlino per visitarmi. La vita culturale qui è cosi dinamica e diversa che chiunque può trovare qualcosa e questo mi mancherà quando andrò. La maggiore difficoltà è abituarsi al tempo berlinese. Di solito scherziamo dicendo che a Berlino ci sono due tipi di stagioni: l’inverno e l’inverno sta arrivando. Ho solo due amici tedeschi e tanti altri conoscenti. Per me Berlino è diversità e apertura mentale.”
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Autore: Maria Antonietta Carillo