Letteralmente “Sbranaspaghetti” è uno dei vecchi epiteti con cui venivano etichettati gli italiani dai tedeschi.
Oggi permane una sorta di pregiudizio nei confronti degli italiani, ove li si considera dei maniaci del cibo, tanto che parimenti si generalizza nei confronti dei tedeschi -manchevoli a nostro dire di un’altrettanta vasta panoramica culinaria- riducendoli, in materia, a: “birra, salsicce e patate“.
Ecco allora che, se ci soffermiamo ad analizzare anche il marketing attorno ai prodotti alimentari italiani in Germania, troviamo il suddetto stereotipo, unito ad altro -a nostro svantaggio- ossia quello del mammismo o più in generale del familismo italico. Mi riferisco, in particolare, ai prodotti dell’amata marca “San Fabio” dell’altrettanto da me amato Penny Market.
Come potete notare da alcune fotografie da me scattate vi è sempre sulle confezioni dei prodotti un’immagine legata alla famiglia italiana, che non ha corrispondenza nelle confezioni vendute su territorio nostrano e così troviamo: la Nonna, il Nonno o il nipotino in atteggiamenti particolarmente stretti, nonché un’improbabile ed ammiccante fanciulla sulla buonissima (perché poco gassata per i diversi standard tedeschi) acqua minerale leggermente frizzante. Qui è molto forte la spinta pubblicitaria -quasi ridicola- per uno dei prodotti di maggior consumo per gli italiani in Europa: le acque minerali appunto.
In questa diatriba a colpi di forchetta si perde, a mio avviso, un’importantissimo aspetto culturale dell’Italia.
Per gli italiani infatti stare a tavola è un momento sociale, che si realizza attraverso il consumare pasti assieme. Siamo esperti nell’arte del convivio (letteralmente “vivere assieme“): sin dall’antica Roma era infatti il celebre testo “De coquinaria” del gastronomo Apicio, che fu anche al servizio dell’Imperatore Tiberio.
Tale aspetto lo hanno ben capito le mie amiche russe o della Germania est, quando nei miei controlli delle Mense (mi pregio di essere anche amante dei controlli nelle mense aziendali e scolastiche, rigorosamente a sorpresa, andando a frugare pure nei secchioni dell’immondizia per verificare la scadenza delle confezioni ed essendo pedante in modo esponenziale sulle certificazioni di legge per la provenienza degli alimenti) ho dovuto con disappunto registrare che molte “assistenti alla sorveglianza scolastica” durante i pasti rimproveravano spesso gli scolari per il semplice parlare, si badi, non strillare, azzittendoli di continuo.
Ebbene queste Amiche “cresciute ad Est”, pur non conoscendosi, da un lato mi hanno entrambe spiegato che durante il pranzo a scuola avevano il divieto di parlare e socializzare tra scolari, perché si doveva assolvere la mera funzione nutrizionale del pasto; dall’altro hanno commentato in riguardo delle diverse abitudini italiane che noi italiani abbiamo anche questo di bello, ossia che sappiamo stare in compagnia e che il mangiare è funzionale a godere di alcune gioie della vita assieme. Insomma ci sappiamo sanamente godere la vita, anche così.
Vi confesso che mi sono commossa ed ho sentito una profonda affinità elettiva con le mie Amiche, perché mi sono sentita capita in un aspetto culturale per me importante del mio Paese, ossia cucinare, anche per avere ospiti ed onorarli, offrendo loro anche il mio tempo…ai fornelli.
Ed ancora è stato molto gratificante per me ricevere da un tedesco i complimenti per come avevo cucinato le patate al forno, cogliendone con tutta l’analiticità prussiana alcune peculiarità italiche.
E’ veramente bello incontrarsi culturalmente, anche a tavola.
Autore: Violetta
DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli