Mercoledì 12 settembre 2018, il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha tenuto l’annuale discorso sullo stato dell’Unione dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo. Si tratta di un momento cruciale per l’Unione e i suoi cittadini, chiamati a votare nel 2019 e nel bel mezzo dell’acceso dibattito sul futuro dell’Unione europea. Nel discorso dello scorso anno il Presidente Juncker ha delineato la sua visione sulla possibile evoluzione dell’Unione europea da qui al 2025, presentando la tabella di marcia per il raggiungimento di un’Europa più unita, più forte e più democratica.
Quest’anno Juncker pone l’accento su due parole chiave: modestia e duro lavoro. Tale infatti è e sarà il modus operandi che la Commissione europea continuerà ad adottare nel lungo processo che si pone come obiettivo il rendere questa Europa imperfetta, un po’ più perfetta.
Juncker definisce, come spesso nei suoi discorsi, l’Unione Europea come il guardiano della pace sul nostro continente, esortando le nuove e le vecchie generazioni a credere di più nel potere della comunanza e a cercare di porre fine alle infamanti accuse che buttano nel fango i tanti anni di lavoro e dedizione a partire dai padri fondatori fino a coloro che anno dopo anno, giorno dopo giorno lavorano per creare un’Unione a misura di cittadino.
Ma qual è lo stato dell’Unione europea nel 2018?
I dati sono promettenti. L’economia europea è senza dubbio in forte crescita, si registrano quasi 12 milioni di impieghi in più rispetto al 2014. Non si sono mai registrate nella storia così tante donne a lavoro. La disoccupazione giovanile raggiunge un complessivo 14,8% che rappresenta il valore più basso dall’anno 2000. Gli innumerevoli investimenti hanno permesso il collocamento di quasi 400 miliardi di euro nel settore pubblico e in quello privato. E poi c’è la Grecia, “da applaudire per i suoi sforzi erculei e per la sua capacità, ora, di andare aventi sulle proprie gambe” esclama Jucker. L’Europa afferma sempre più la sua posizione di potenza commerciale stringendo accordi con più di 70 paesi. Infine, ma non per importanza, c’è il tema cambiamento climatico, tema che sta particolarmente a cuore all’Unione, perché tutti vogliono vivere in un pianeta più sano, più pulito, più verde, e che sia tale anche per le generazioni a venire.
Tutti hanno il dovere di lavorare al fine di creare un’Europa più unita e stabile e che possa esportare i suoi valori anche all’estero, un esempio sono le regioni dei Balcani occidentali, altro tema cardine nell’ambito delle politiche di vicinato dell’Unione.
Juncker si reputa infine un forte sostenitore del multilateralismo.
Il tempo della sovranità europea è arrivato. E’ tempo che l’Europa prenda il suo destino nelle mani, è tempo di dare voce al “Weltpolitikfähigkeit”, ossia la capacità di giocare un ruolo cruciale in ambito politico a livello mondiale.
Non ci sono ovviamente solo gli aspetti positivi da tenere in considerazione, bensì anche quelli che necessitano di particolare attenzione e ancora molto lavoro: la crisi dei migranti, la sicurezza contro gli attacchi terroristici, il rafforzamento dei confini, le trattative sulla Brexit.
“Come disse il filosofo francese Blaise Pascal: Mi piacciono le cose che vanno insieme. Per stare in piedi da sola, l’Europa deve andare avanti come tale. Amare l’Europa è amare le sue nazioni. Amare la propria nazione è amare l’Europa. Il patriottismo è una virtù. Il nazionalismo incontrollato è pieno di veleno e di inganno. Gli alberi che piantiamo oggi devono fornire ombra ai nostri pronipoti se provengono dall’est o Ovest, da sud o nord. Per dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere e respirare facilmente” così afferma il presidente della Commissione, aggiungendo: “Qualche anno fa, stando in questo stesso punto, vi ho detto che l’Europa era l’amore della mia vita. Io amo l’Europa ancora e lo farò per sempre di più.”
L’Europa ha bisogno di persone con tanta voglia di fare che mostrino il loro impegno nel voler rendere questa Unione la casa di tutti. Nonostante le crescenti spinte euroscettiche degli ultimi anni c’è da dire che altrettanti credono ancora nell’Unione, nei suoi valori e nel suo motto: “uniti nella diversità”.
Autrice: Alessandra Rago