Siamo ormai giunti quasi al termine di questa Berlinale 2018 e in attesa di scoprire i vincitori domani sera, vi proponiamo le nostre opinioni su alcuni dei film in gara. Chi tra questi vedrà aggiudicarsi l’Orso d’Oro o uno degli altri premi?
Damsel di David & Nathan Zellner, con Robert Pattinson (Samuel), Mia Wasikowska (Penelope), David Zellner (Parson Henry) e Nathan Zellner (Rufus)
Classica storia del contro eroe che vuole salvare la donzella per poi scoprire che la dama non vuole essere salvata. Un supposto western dalle tinte comiche, che risultano piuttosto demenziali e a parte l’ambientazione in una vasta prateria, anche dei tipici elementi western si vede molto poco. Il messaggio che passa è vagamente femminista, dato che la bella ribadisce più volte che non ha bisogno di nessuno e risulta molto all’avanguardia per l’epoca. Purtroppo però questo messaggio non è bastato: non sembra in realtà che il film voglia comunicare qualcosa di profondo e rilevante. Unica nota di merito va alla breve apparizione di un indiano che durante una discussione con il finto prete gli chiede: “What’s wrong with you?”, “Che cos’hai che non va?” Considerazione che forse andrebbe rigirata all’intero film…In conclusione “Damsel” rientra a nostro avviso tra i film più brutti di questa Berlinale. Pattinson da solo non basta a risollevarne le sorti.
Transit di Christian Petzold, con Franz Rogowski (Georg), Paula Beer (Marie), Godehard Giese (Richard) e Lilien Batman (Driss)
Un dramma che racconta indirettamente i traumi della guerra e di che cosa significhi dover abbandonare il proprio paese e i propri familiari. La struttura narrativa appare dapprima debole, ma piano piano diventa avvincente, regalando agli spettatori un film pieno di colpi di scena che oscilla tra “oggi e ieri”. Se anche non dovesse aggiudicarsi l’Orso d’Oro, non è da escludere che potrebbe vincere qualche altro premio. Per saperne di più, consultate l’articolo dedicato.
Eva di Benoit Jacquot, con Isabelle Huppert (Eva), Gaspard Ulliel (Bertrand) e Julia Roy (Caroline)
Titolo accattivante per un film che sembra decollerà da un momento all’altro. Peccato però che questo non succeda. I protagonisti Bertrand e Eva sono enigmatici e nascondono entrambi dei segreti, che purtroppo non riescono a trasmettere e a rivelare agli spettatori in sala. Un thriller psicologico che pone parecchi quesiti, ma senza dare le necessarie risposte. Ottima la performance di Isabelle Huppert, che purtroppo però non basta a rendere interessante l’intero film.
Figlia mia di Laura Bispuri, con Valeria Golino (Tina), Alba Rohrwacher (Angelica), Sara Casu (Vittoria) e
Michele Carboni (Umberto)
Pellicola nostrana incentrata sulla tematica della maternità: da una parte la madre adottiva, Tina, e la madre biologica, Angelica, tra cui Vittoria risulterà divisa. A fare da sfondo al dramma di queste donne la natura incontaminata dell’entroterra sardo. Riuscirà il film ad aggiudicarsi qualche premio? Intanto noi vi rimandiamo alla recensione più dettagliata.
U – July 22 di Erik Poppe, con Andrea Berntzen (Kaja), Aleksander Holmen (Magnus), Brede Fristad (Petter) e Elli Rhiannon Müller Osbourne (Emilie)
Che cosa è successo sull’isola norvegese di Utoya il 22 luglio 2011? Ce lo racconta il regista norvegese con questa pellicola toccante, che si concentra sulle emozioni dei giovani colpiti dall’attentato. La decisione di portare sul grande schermo un film simile è nata dal desiderio di non far dimenticare i terribili eventi successi, non vi è infatti alcun intento di eroicizzare inconsapevolmente l’attentatore, che non compare mai nel film. In un unico piano sequenza seguiamo la vicenda dal punto di vista di Andrea e assistiamo purtroppo a quegli orrendi 72 minuti in cui una tranquilla isola della Norvegia è stata messa sott’attacco, senza che nessuno intervenisse. La speranza è che qualcosa di simile non accada più e possa magari rimanere soltanto finzione.
Isle of dogs di Wes Anderson, con Bryan Cranston (Chief), Koyu Rankin (Atari), Edward Norton (Rex), Liev Schreiber (Spots), Greta Gerwig (Tracy), Bill Murray (Boss), Jeff Goldblum (Duke), Bob Balaban (King) e Scarlett Johansson (Nutmeg)
Futurismo, Giappone e politica sono alcuni degli elementi chiave che caratterizzano il ben riuscito film di Wes Anderson, in cui il migliore amico dell’uomo è il protagonista in assoluto della pellicola di animazione. Ma oltre questo c’è molto di più, come già scritto nell’articolo apposito. Avranno i giudici il coraggio di far vincere la 68esima edizione della Berlinale a un cartone? Che anche quest’anno Anderson possa aggiudicarsi l’Orso d’Argento della giuria come avvenuto quattro anni fa con Grand Budapest Hotel?
3 Tage in Quiberon di Emily Atef, con Marie Bäumer (Romy Schneider), Birgit Minichmayr (Hilde Fritsch), Charly Hübner (Robert Lebeck) e Robert Gwisdek (Michael Jürgs)
L’attrice Romy Schneider è stata resa famosa con la sua interpretazione di Sissi e molti l’hanno sempre collegata a quel ruolo, cosa che emerge anche durante l’intervista rilasciata a un giornalista dello Stern, avvenuta durante un suo soggiorno in Quiberon, in Francia. Qui la Schneider si mette a nudo ed emergono gli alti e bassi della sua vita, il rapporto complicato con i figli e la sua dedizione al lavoro. Anche grazie alle fotografie scattate dal fotografo Robert Lebeck viene rappresentata l’attrice come bella e dannata, infelice e ben lontana dall’aver raggiunto una qualche pace interiore. A conferire un aspetto nostalgico-retrò a questa sorta di biografia su Romy Schneider ci pensa poi il bianco e nero. Magistrale l’interpretazione di Marie Bäumer che potrebbe forse valerle l’Orso come migliore attrice o chissà se il film non si aggiudicherà qualche altro premio.
The Real Estate di Axel Petersén e Måns Månsson, con Léonore Ekstrand (Nojet), Christer Levin (Lex), Christian Saldert (Chris) e Olof Rhodin (Mickey)
Nojet è una donna matura che eredita da suo padre un intero condominio a Stoccolma, gestito però erroneamente dal suo fratellastro e dal nipote. Per riuscire a venderlo si ritroverà a dover combattere e a prendere in considerazione una soluzione estrema. Al di là di luci psichedeliche che fanno pensare all’atmosfera dei club berlinesi e alla rivincita che riesce a prendersi questa donna, il film non sembra avere molto di più da offrire e ha poche chance di vedersi assegnato qualche riconoscimento all’interno di questa Berlinale.
Questi però sono solo pareri personali e speculazioni: per capire se queste previsioni potrebbero essere esatte o se rimarranno solamente tali, bisognerà aspettare la premiazione finale che si terrà al Berlinale Palast domani alle 19.
Autrice: Valentina Lo Iacono