”Ho maturato l’illusione che imparando a fare uscire meglio ciò che c’è in me io possa finalmente trasformare questa capacità in parole: le più belle che io abbia mai scritto. E chissà cos’altro…”
Così terminò la mail che scrissi un anno fa ad Elettra De Salvo attrice professionista romana vissuta tra l’Italia (Roma) e la Germania (Francoforte e Berlino), attrice e performer, regista teatrale, speaker, moderatrice e presentatrice, insegnante di recitazione e personal coach, eletta “Italiana dell’anno” nel 2013 a Berlino.
Era Marzo 2019, ricordo che Elettra mi chiamò quasi subito, commossa e felice di inserirmi nel suo nuovo laboratorio teatrale che sarebbe iniziato da lì a poco.
Ecco… un’altra connessione… un nuovo contatto con le persone che vivono e rendono viva Berlino, città scelta per curiosità e spirito di avventura insieme a mio marito e mio figlio poco più di due anni prima.
Un’altra connessione alla ricerca continua di una identità che calzi a pennello con la realtà e con le scelte che sovente caratterizzano chi come me decide di cambiare stazione ogni “tot” anni durante il suo viaggio: l’esperienza teatrale, del portare in scena se stessi, del performare il proprio segreto nascosto nel profondo della propria anima, lasciando nello spettatore il dubbio del confine tra finzione e realtà, è qualcosa di magico.
Ad Aprile ci presentammo in dodici all’appuntamento, ma alcuni lasciarono subito il laboratorio, non sopraffatti dalla fatica dell’esperienza fortificante, ma tirati via dalla vita che non sempre ti mette sulla strada che hai bisogno di percorrere. Anche l’esperienza del cadere, del rinunciare, fa parte del gioco.
Ad Ottobre rimanemmo in cinque: Sara Zinni, Elisa Longo, Emanuele Tonetti e Maria Ippoliti erano i miei compagni di avventura, temerari aspiranti attori, assetati come me di una verità che avremmo scoperto solo dopo diversi mesi.
Durante tutto questo tempo, la nostra Elettra ha guidato, ha costruito, ha tolto, ha messo, ha aggiustato e riparato, tessendo e ricamandoci addosso solo l’essenziale.
Non sapevamo mai dove ogni singola ora trascorsa in quello “Spazio” magico (lo Spazio de Salvo, http://www.elettradesalvo.de) ci avrebbe portato; stanchi e sopraffatti dalla giornata di lavoro, ci arrampicavamo all’ideale di un perché incognito.
Stazionavamo in noi stessi, guidati dalla voce della nostra maestra, aspettando che ogni piccolo cambiamento si rivelasse facendo capolino dal nostro corpo immaturo e mai abbastanza preparato ad accogliere quell’autentico “se stesso”.
Esercizio, disciplina, ordine, puntualità, concentrazione e fiducia, erano le parole chiave che Elettra ci aveva indicato come pura legge del teatro, facendoci esercitare a ripeterle ogni qualvolta ci davamo appuntamento con noi stessi.
Ed anche attenzione e consapevolezza o, come dicono i tedeschi, “Achtsamkeit und Wachheit”. E proprio da queste rituali parole dovevamo comporre esercizi del corpo che servivano alla guida verso l’istinto di un benessere che troppo spesso si è occupati a non prendere in considerazione.
Ma allora, cosa facevamo lì? Dove è il teatro? Cosa voleva dire teatro in tutto questo?
Teatro
Dal latino Theàtrum; dal greco antico Thèatron, ovvero luogo destinato agli spettacoli; da Théa il guardare, la vista. Da Thea-Omai, guardo riguardo, considero.
Quasi tutte le voci fanno capo ad una stessa radice di Thayma, ammirazione, meraviglia. Taymàxô, guardo con meraviglia.
Ogni volta assistevamo ad un nostro piccolo cambiamento. Elettra ci ha insegnato ad ascoltare e ad osservare con meraviglia questa impercettibilità, l’arte dell’osservare ogni più piccola sensazione ed ogni più piccolo bisogno.
Come in uno spettacolo.
Mesi a ripetere costantemente la funzione della fiducia in noi stessi, del movimento, del respiro, del sentire, del percepire, un costante allenamento su noi stessi che ad un certo punto ha partorito una improvvisa consapevolezza.
Ed in una calda serata d’Agosto si rivelò, con la delicatezza di una ninfa che piano si apre manifestando se stessa e i suoi meravigliosi colori di farfalla, il senso del lavoro di Elettra. Il nostro spettacolo ebbe inizio nel momento esatto nel quale tutto ciò che avevamo percepito di noi stessi, e degli altri in quello spazio magico, venne finalmente riconosciuto come parte di noi.
Uscì per la prima volta la parola “identità”, e decidemmo che quello sarebbe stato il nostro tema rivelatore, il titolo alla nostra rappresentazione, il copione che ognuno di noi avrebbe scritto, aiutati dalla nostra maestra.
Imparammo cosa voleva dire esserci, essere chi volevamo essere, chi avevamo deciso di essere in scena, chi sentivamo avere dentro di noi, senza celebrazione, ma stando lì, fermi a rappresentare la voce, la luce, il respiro, senza interpretazione, ma solo non noi stessi, senza aspettative, semplicemente stando.
Nei mesi successivi litigammo con la nostra memoria, con la nostra paura di non essere all’altezza, con la vittima interiore sacrificata sul patibolo della coscienza, della nostra coerenza coatta a mistificare il ruolo di quel bambino timido o riservato che è convinto di non farcela perchè è tutto così maledettamente difficile.
Elettra ci ha insegnato ad essere attori, ci fatto capire che essere attori altro non è che recitare fedeli noi stessi per come siamo, non per come avremmo voluto essere.
Il lavoro dell’attore teatrale, del performer, è la rivelazione massima della nostra vera espressione: dare voce alla nostra vera essenza, darle spazio affinché non turbi le nostre giornate e non distrugga un equilibrio fin troppo precario, che è causa del nostro scontro quotidiano con i nostri mostri.
Da questo lavoro meraviglioso durato dieci mesi, è scaturito lo spettacolo presentato l’8 febbraio 2020 all’ “Acud Theater” (https://www.acud-theater.de) dal titolo “Sotto falsa identità, esercizi sul tema”.
Fare da guida in questa impresa deve essere stato meraviglioso, ecco perchè non ho potuto fare a meno di raccontare questa storia.
L’umiltà e la professionalità con la quale Elettra ci ha guidato è stata esemplare. Ha custodito una per una le nostre frustrazioni, permettendoci di metterle a nudo senza denigrarle o negarle, ma semplicemente accettandole per ciò che erano, ovvero l’espressione vibrante di una creatività desiderosa di emergere fuori da noi attraverso il movimento, l’espressione e la parola.
Il giorno prima dello spettacolo Elettra, con commovente trasporto e le mani giunte come in preghiera quasi a ringraziare per questo meraviglioso tempo si è congedata dicendo: “E ora, lo spettacolo è vostro”.
Lavorare con lei è stata una delle scelte più vincenti della mia vita.
Berlino è anche questo…
“La relazione è il luogo in cui la felicità mette in scena il proprio dramma. Un dramma come un duello all’ultimo sangue, perché l’incontro con l’altro genera la vita e lambisce la felicità solo quando (e se) attraverso il fuoco dello scontro, del pòlemos che di tutte le cose grandi è re e padre. Non si tratta solo della lotta per il riconoscimento dell’altro, ma anche del riconoscimento di sé, della propria soggettività e del proprio corpo. In questi dintorni di felicità, i cammini per tessere le fila e il racconto della propria identità sono impervi come quelli che portano a vedere il volto dell’altro. O forse (o meglio) sono intrecciati: la lotta per vedere se stessi e quella per vedere l’altro sono due varianti dello stesso travaglio”.
(Sulla felicità e dintorni. Tra corpo, parola e tempo – Giovanni Salonia – Il Pozzo di Giacobbe Editore, 2011)
“Ich habe keine andere Zeit als die Zeit, in der ich lebe, und da will ich wissen, in welchem Zustand ich lebe, in welchen Augenblicken, und was diese Augenblicke enthaltent”.
“Non ho altro tempo oltre a quello in cui vivo e voglio sapere in che stato mi trovo, in quali momenti e cosa contengono questi momenti”.
(Rolf Dieter Brinkmann, fonte
http://www.elettradesalvo.de/it/contents/fwr.html
https://www.facebook.com/elettra.desalvo
CONNESSIONI
È una rubrica che rappresenta l’anello di congiunzione tra culture e passioni diverse che si incontrano nei luoghi dove le persone viaggiano, vivono e hanno vissuto. I protagonisti hanno affrontato ostacoli, seguito passioni e fabbricato sogni, custodendo e condividendo il segreto di un’esistenza unica. Leggi gli altri articoli