La notizia è arrivata quasi sottovoce, tra le tante ma univoche notizie relative alla crisi sanitaria italiana (e non) del Covid19. L’arch. Vittorio Gregotti è mancato, forse a causa dello stesso Corona Virus che da tanti giorni (troppi) ci tiene costantemente incollati ai mezzi di informazione.
Mi piacerebbe ricordarlo per un intervento che nei primi anni 80 ha seguito proprio a Berlino. Più precisamente il Stadthausquartier presso la Lutzowstrasse.
Trattasi di un complesso edilizio che riguarda una vasta area compresa tra il quadrilatero delle Lützowufer, Lützowstraße, Lützowplatz e dalla Genthiner-Straße.
Sini a tutti gli anni ’70 era una zona abbastanza disomogenea dal punto di vista urbanistico. Diverse e frapposte destinazioni d’uso ne caratterizzavano la morfologia, disarticolandosi tra residenziale, commerciale e produttivo.
Nel 1980 il Senato di Berlino Ovest bandì un concorso di idee con l’obiettivo di sperimentare nuove tipologie residenziali. Il concorso, incentrato sul tema delle nuove forme del vivere in case di proprietà per il ceto medio nel centro città, vide vincitore proprio lo studio dell’arch. Milanese Vittorio Gregotti.
Il tracciato urbano è stato completamente rivisto e riarticolato, anche a causa del fatto che quello originario è stato completamente distrutto dai bombardamenti e “plasmato” in maniera incoerente dalle successive rimodellazioni disarticolate avvenute negli anni successivi alla guerra.
La parte residenziale venne caratterizzata da cinque file di ville a schiera e da due blocchi continui di testa con passaggi a ponte. La funzione residenziale sarebbe stata enfatizzata dalla creazione di una piazza sulla Landwehrkanal, delimitata secondo l’asse est-ovest da un corpo di fabbrica disposto in maniera ortogonale. Venne quindi a crearsi un asse visivo che dava risalto alla ciminiera del Pumpwerk. La piazza fu disegnata e articolata anche dalla presenza di uno specchio d’acqua rifluente nel canale attraverso una piccola cascata.
Nell’isolato erano inoltre previsti tutta una serie di altri servizi urbani, tra cui una scuola materna, un edificio sociale contenente abitazioni per anziani, alcune abitazioni con i primi esempi di costruzioni a basso impatto energetico e la riconversione e quindi il riuso del Pumpwerk per fini culturali.
Gli spazi liberi dell’isolato furono inoltre concepiti come un grande giardino urbano. L’ingresso principale avveniva dalla Lützowstraße attraverso un accesso pubblico in galleria vetrata che portava al cortile interno alberato.
Altri ingressi minori, previsti tra gli spazi degli edifici preesistenti, conducevano verso gli spazi e le strutture interni.
Per la parte residenziale, l’obiettivo principale del progetto era la riproposizione del principio urbano basato sul rapporto edificio/strada corridoio. Gregotti aveva infatti previsto una maglia distributiva a reticolo, al fine di rendere più omogeneo e compatto il disegno urbano.
Quindi cinque edifici paralleli in linea formanti corti intern erano stati uniti sulle teste da due edifici perpendicolari che si affacciavano rispettivamente uan sulla piazza dell’isolato, l’altro lungo la Lützowstraße.
In questo progetto trovano forma e realizzazione le Stadthäuser, novità tipologica presentata dall’IBA: serie di case allineate lungo la strada, ma che mantengono gli elementi della villa isolata, come l’accesso rialzato, la veranda e gli elementi aggettanti. Combinando quindi i caratteri della villa di città con quelli della casa di campagna, la Stadthaus propone l’ideale di casa concepita come una villetta urbana con terrazza.
Nel 1981 le case in linea vennero però ridotte a quattro e la costruzione affidata a cinque diversi studi di architettura. Ne è derivata pertanto un’edificazione omogenea dal punto di vista dell’articolazione dei volumi, ma disomogenea e spesso disarticolata per scelta dei materiali e delle finiture dei prospetti.
Le unità sono tutte disposte su 4 livelli, è composte da un alloggio più piccolo interrato e da uno più grande nei livelli superiori. Le facciate sono ricoperte da intonaco colorato, dal giallo sabbia all’azzurro al rosa. Tale tipologia morfologia urbana verrà poi utilizzata per buona parte degli anni 90 a Berlino.
L’edificio di testa sulla Lützowstraße determina un fronte continuo lungo 108 mt. e le altezze variano dai 3 ai 5 piani. Questo corpo edilizio, oltre che a “chiudere la vista” dalla strada pubblica verso le residenze intere, ne risalta gli accessi tramite tre grandi portali di ingresso ricavati nello stessa stecca edilizia. Visto dalla strada si configura come una barriera di separazione che protegge il cortile interno dalla strada. Visto dall’interno diventa , invece, in un ponte in ferro ancorato sulla struttura edilizia delle case a schiera.
Il linguaggio neorazionalista di Gregotti è chiaramente espresso nella facciata reticolare e geometrica (molto usata anche nelle sue opere milanesi, basti pensare al piano urbano della Bicocca). Il prospetto è caratterizzato infatti dal contrasto tra le strutture murarie rivestite in klinker (di color giallo e rosso) e le strutture metalliche reticolari verniciate in color antracite. Materiali coi quali l’arch. milanese intende richiamarsi all’edilizia industriale di Berlino.