In questi giorni uggiosi e ricchi di pioggia ricordiamo con nostalgia la sensazionale estate 2018 con tanto sole e pochissima pioggia. In realtà la scorsa estate è stata la più calda e asciutta dall’inizio della registrazione degli eventi climatici del Laboratorio metereologico di Potsdam (1893) e ha provocato non pochi disagi alla natura dentro e attorno alla città.
Come è risaputo l’acqua a Berlino non manca. L’acqua di falda si trova a circa 2,5-3 m sotto il livello di campagna nelle zone basse della città. Per questo quando si apre un cantiere, una delle prime opere necessaire è l’emunzione dell’acqua attraverso sistemi di pompaggio, il secondo costoso tema è l’impermeabilizzazione delle cantine.
Eppure durante questa estate meravigliosa del 2019 ci sono stati alcuni problemi per l’equilibrio idrico della città, pur non arrivando a causare difficoltà di approvvigionamento alla popolazione.
Dei 892 chilometri quadrati della superficie metropolitana, 60 sono costituiti da laghi e fiumi, 13 da superfici a verde pubblico o semi pubblico. Circa 1/4 della superficie cittadina è occupato da cosiddette “zone di protezione idrica”. Queste zone sono previste come superfici in cui l’acqua di fiumi e laghi o l’acqua piovana può venir assorbita dal terreno per rifornire le falde profonde e perciò queste superfici vengono protette da depositi superficiali, parcheggio di automobili o costruzioni.
Il sistema idrico berlinese è un complesso sistema di bacini, canali e chiuse che regolano il livello delle acque e che si incentra su due grandi laghi, uno a est il Muggelsee e uno a ovest l’Hafel-Wannsee. Essendo le differenze di quota della città minime, il sistema funziona con il principio dei vasi comunicanti e l’acqua scorre verso il bacino più basso, solitamente il Wannsee. Quest’anno l’evaporazione e i diversi usi dell’acqua del Muggelsee ne hanno, in assenza di piogge, abbassato talmente il livello, che la Spree dalla chiusa di Mühlendamm in centro alla città storica ha cambiato lentamente il suo corso rifluendo parzialmente nel Muggelsee.
La falda freatica superficiale, a cui non attingono in 650 pozzi per la fornitura dell’acqua potabile, che pescano da 30 a 140 m, si è abbassata di diverse decine di centimetri raggiungendo il livello più basso degli ultimi decenni.
Chi ha più sofferto in questo periodo sono tutte le piante, che non hanno radici profonde, come ad esempio le erbacee o le conifere.
Tutti i boschi del Brandeburgo hanno, a detta degli esperti, sofferto seriamente, non essendo le piante abituate a periodi prolungati di siccità.
La maggioranza di questi boschi é stata piantata dalla metà dell’800 alla metà del ‘900 come fornitura di materiale da costruzione per lo sviluppo rapidissimo della città. Sono boschi costituiti da conifere (pini e abeti) piantate molto ravvicinate, affinché si sviluppino il più possibile verso l’alto, in modo da avere fusti lunghi e dritti, ideale per la produzione di travi per tetti e solai. Queste piante hanno delle radici superficiali, che non riescono a “pescare” l’acqua di falda e non resistono a raffiche di vento tipo uragano.
Ecco che il cambiamento climatico, se l’estate scorsa ne è stata un preannuncio, metterà in discussione l’equilibrio eco-idrologico anche di una città come Berlino, tendenzialmente fondata su un terreno in buona parte un tempo paludoso e molto sabbioso e ricca d’acqua di falda.