Molto spesso lasciato in secondo piano dalla visite guidate tradizionali che ogni giorno mostrano lo splendore e la bellezza architettonica dei giardini di Potsdam, la torre di Einstein (Einsteinturm), immersa nel bellissimo parco della Ricerca Scientifica, in sommità alla Collina del Telegrafo, è una delle testimonianze di architettura moderna Europea direi unica nel suo genere.
Progettata dall’arch. Tedesco Erich Mendelson nel 1917, uno dei più importanti e riconosciuti fautori dell’architettura moderna Europea di inizio secolo scorso (ma completata dal suo stretto collaboratore Richard Neutra, che si occupò anche della sistemazione esterna dell’area in cui sorge l’edificio), nacque per sperimentare la Teoria della Relatività di Einstein, teoria che a partire dal 1911 venne portata avanti proprio dal Fisico Tedesco .
Ospitò al suo interno il telescopio progettato dall’astronomo Erwin Finlay Freundlich ( amico di lunga data di Mendelson, che gli commissionò direttamente l’incarico), strumento di osservazione adatto allo scopo, costituito da un obbiettivo di 60 cm. con una lunghezza focale di 14 m.
Realizzata tra il 1920 e il 1921, diventa pienamente operativo nel 1924. Oggi è ancora a tutti gli effetti utilizzato dall’Istituto di Astrofisica dell’Università di Potsdam.
Si presenta come una “scultura” imponente ma allo stesso tempo “morbida” e plastica, con forme sinuose che la rendono elegante e possente allo stesso tempo. Apparentemente discostante rispetto alla purezza delle forme lineari ed elementari sperimentate dai maestri del modernismo di quell’epoca quali Le Corbusier, Mies Van de Rohee Walter Gropius, se pur dialogando con forme apparentemente in stile Liberty ( esagero un pò affermando che sotto certi aspetto potrebbe ricordare il plasticismo formale di Gaudy ed addirittura i più contemporanei progetti dell’arch. Irachena Zaha Hadid), racchiude in se il concetto base di quegli anni: sinergia tra forma architettonica e funzione dell’edificio.
Realizzata in parte in cemento armato e in gran parte in muratura ( sia per i costi, sia per le difficoltà operative a gestire le casseformi con forme così plastiche e innovative) , negli anni ha subito molti danneggiamenti e ripristini a causa sia dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, sia a seguito di infiltrazioni d’acqua e deterioramento del materiale di rivestimento. Il primo importante restauro risale al 1978 e l’ultimo al 1999, in occasione del 75° anno dalla sua realizzazione .
Due “braccia aperte” invitano i visitatori ad entrare, tramite un’ampia scalinata,all’interno dell’edificio, dove all’ingresso trova sede un busto di bronzo di Einstein, modello originale che durante il Nazismo venne depredato ma che fortunatamente è stato successivamente ritrovato e ricollocato nella sua originale collocazione.
Il cuore pulsante dell’osservatorio si trova al piano terra, dove vi è il laboratorio vero e proprio e una piccola zona dedicata al pernottamento di chi vi lavorava. Al piano seminterrato trova invece sede il telescopio vero e proprio. Scale a chiocciola molto strette permettono di salire sino alla cupola in vetro posta in sommità.
Ancora oggi testimonia in maniera indiscussa l’importanza del periodo architettonico che l’ha vista nascere e merita sicuramente di essere visitata almeno una volta.
Autore: Vincenzo Guzzo