La psicologia del colloquio di lavoro

La psicologia del colloquio di lavoro
Photo Credit To Alex France

In Italiano, in tedesco, in inglese, nella ristorazione o in altri ambiti professionali: a Berlino non si fa altro che parlare di colloqui di lavoro. Per affrontarlo, certamente sono fondamentali la preparazione e la competenza personale; ma oltre questo aspetto imprescindibile, occorre considerarne altri più “silenti” ma ugualmente importanti.

Non dobbiamo dimenticare infatti, che un colloquio di lavoro è una “breve relazione interpersonale tra persone sconosciute”; valgono quindi le regole che governano l’interazione e la percezione sociale: l’intervistatore sarà dunque inevitabilmente e inconsapevolmente influenzato anche da fattori meno specifici : modo di porsi, modalità di stare in relazione, di interloquire, di sorridere, etc.

Vale la pena rendere noto a tutti che, in base agli studi effettuati, sembra che in media gli intervistatori (psicologi del lavoro ma anche manager e capi di ufficio) prendano una decisione riguardo al candidato dopo soli quattro minuti dei trenta che effettivamente dedicano al colloquio completo.

L’importanza dei comportamenti e del linguaggio verbale e non verbale durante il colloquio è stata dimostrata da una meta-analisi pubblicata nel 2009 sul Journal of Applied Psychology: è per questo motivo che la psicologia (in particolare la psicologia sociale) può esserci d’aiuto per affrontare un colloquio di lavoro al meglio, anche sotto il profilo relazionale.

Esistono difatti comportamenti e modi di fare che sembrano essere più “attraenti” di altri agli occhi di chi ci è di fronte. Inutile dire che si tratta di quegli aspetti che, nei primi quattro minuti, possono giocare un ruolo fondamentale. Vediamo quali sono:

Mirroring: si tratta di una tecnica basa sul fatto che (per esempio nella comunicazione tra due amici intimi) si tende inconsapevolmente a utilizzare le stesse modalità metalinguistiche.

Cosa significa? Significa che dovremmo cercare di sincronizzare il ritmo linguistico, il tono di voce, la postura, i gesti, le espressioni facciali. Si tratta di un processo inconscio, che in maniera implicita comunica appunto feeling, rapporto e vicinanza interpersonale. Affrontare un colloquio di lavoro rispecchiando i comportamenti dell’intervistatore può quindi aiutarci a infondere in lui una sensazione di sintonia.

Sensibilità al giudizio. Sebbene tentare di nascondere le proprie emozioni non sia generalmente una modalità utile per il proprio benessere psicologico, contesti come quello di un colloquio di lavoro possono rappresentare un’eccezione. Sappiamo bene che affrontare un colloquio di lavoro mostrandosi eccessivamente ansiosi o impacciati può influenzare negativamente l’esito dello stesso. Una ricerca, infatti, ha dimostrato che i candidati i quali tendevano a nascondere le proprie emozioni negative erano valutati come più competenti rispetto a quelli che non si preoccupavano di nascondere l’ansia e l’insicurezza.

Il Sorriso, lo specchio dell’inconscio. Alla luce del consiglio precedente, qualcuno potrebbe pensare che sforzarsi di sorridere sia un ottimo modo per nascondere le proprie emozioni negative. Difatti è stato dimostrato che il sorriso, e in generale tutto il linguaggio del corpo che denota emozioni positive, tende a generare un’impressione positiva in chi ci ascolta. Ce lo rivela uno studio pubblicato sul “Journal of non-verbal behavior”,  che ha dimostrato che i candidati che tendevano ad affrontare un colloquio di lavoro sorridendo in maniera poco spontanea erano giudicati dal valutatore in maniera negativa. Allo stesso modo, un’altra ricerca ha rilevato che i candidati che sorridevano in maniera naturale e spontanea venivano giudicati in maniera più positiva riguardo alla loro prestazione durante il colloquio.

Dialogo interno positivo. In una ricerca del 2006, a  un gruppo di soggetti veniva insegnato l’utilizzo del dialogo interno positivo prima di affrontare un colloquio di lavoro. Questo gruppo di soggetti aveva un più alto senso di auto-efficacia durante il colloquio e veniva valutato dagli intervistatori in maniera più positiva rispetto a un altro gruppo che non aveva ricevuto questo tipo di training. Alcuni esempi di dialogo interno positivo?: “sono in grado di entrare nella stanza in maniera sicura”, “sono in grado di stringere la mano in maniera sicura”, “ho fiducia in ciò che sono, che so e che ho studiato. Le esperienze che ho avuto nella mia vita lavorativa faranno si che io venga scelto” .

Agio. Anche se non ti senti a tuo agio, comportati come se lo fossi. Affrontare un colloquio di lavoro apparendo a proprio agio aumenta la probabilità di essere valutati in maniera positiva.

La psicologa Amy Cuddy, in una conferenza dal titolo “Your body language shapes who you are” (il tuo linguaggio del corpo disegna ciò che sei), sottolinea come la nostra presenza durante il colloquio è talvolta anche più importante del contenuto effettivo delle nostre risposte. Quando ci si comporta in maniera fiduciosa, autentica ed entusiastica, è più probabile che l’intervistatore sia disposto ad accettare la nostra candidatura.

Immagini mentali. È ciò che è emerso da uno studio pubblicato sul “Journal of managerial psychology”: i soggetti che visualizzavano immagini mentali nelle quali loro erano a proprio agio, sicuri e rilassati, e che immaginavano un esito positivo del colloquio di lavoro, mostravano una migliore performance e minore stress durante il colloquio. L’utilizzo delle immagini mentali è ampiamente usato dagli atleti per migliorare la loro performance, quindi risulta una tecnica che può aiutarci anche ad affrontare un colloquio di lavoro.

Contatto visivo. Una ricerca ha rivelato l’importanza del giusto contatto visivo durante il colloquio, soprattutto per le donne. Tuttavia viene spesso consigliato di mantenere il contatto nella giusta misura: troppo poco, infatti, comunica implicitamente che non siamo interessati al posto di lavoro, al contrario troppo veicola intimidazione e può generare nell’interlocutore meccanismi di difesa e irrigidimento.

Buone selezioni Berlinitaliani!

Autore: Lucrezia Butera

About The Author

Lucrezia Butera

Sono Genovese, Laureata in Psicologa Generale e specializzata in Criminologia all’Università di Torino poi abilitata alla professione presso l’ateneo di Firenze. Nel mio studio offro consulenza psicologica e percorsi terapeutici personalizzati per adulti, bambini e adolescenti; la mia idea di percorso terapeutico è volta a lavorare sul soggetto più che sulla problematica, perché ognuno di noi è il centro di se stesso. Ho prestato consulenza presso comunità terapeutiche per minori autori di reato e non, nelle quali ho avuto modo di apprendere e applicare le differenti tecniche di Arteterapia e la loro rielaborazione. Ho formato percorsi di terapia di coppia e famigliare, presso il Centro Studi per la Terapia della Coppia e del Singolo di Genova oltre che consulenze di gruppo volte alla cura dei disturbi di tipo emotivo che possono inficiare la sfera sessuale, famigliare, lavorativa e sociale del paziente. Ho concluso il mio percorso di studi con un Master in consulenza tecnica di ufficio per il lavoro con i tribunali penali (CTU/CTP). Appassionata di psicologia infantile, sono venuta a Berlino per conoscere le realtà degli asili bilingue, presso i quali ho lavorato nel 2015. Attualmente sono impegnata all’interno di "Infermieri Italiani" , progetto per la consulenza e il sostegno degli italiani a Berlino sotto ogni punto di vista (medico e psicologico) , dove organizzo corsi di: • arte terapia infantile • pre/postparto • mindfullness • terapia del singolo • consulenza familiare Faccio inoltre parte della redazione di questo giornale “Berlinitaly.post” dove scrivo articoli a sfondo psicologico sociale.

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