Nata topograficamente come semplice posto di controllo degli ingressi per dare accesso, sul finire del 1700, alla città di Berlino, venne poi definitivamente realizzata come oggi la vediamo nel 1791 dall’architetto Carl Gotthard Langhans, delineata da sei ordini di colonne (con diametro da 1,75 m) ed alta 26 m e larga 6. E’ senza dubbio alcuno il monumento per eccellenza di Berlino. Rappresenta, nel bene e nel male, il suo recente passato, simbolo di una divisione che per quarant’anni ha segnato il carattere dell’intera Europa.
In stile dorico ed interamente realizzata in pietra arenaria (suo principale riferimento stilistico sono i propilei di Atene, di cui si possono facilmente identificare i bassorilievi rappresentanti la mitologia Greca presenti sulla trave di coronamento delle colonne), imponente sia per dimensioni che per la sua posizione posta al termine dell’asse che la collega idealmente con la Siegessaule, è attraversata ogni giorno da migliaia di turisti, ed è l’unica delle ben 18 porte di ingresso della vecchia Berlino, ancora oggi esistente.
Sulla sua sommità trova posto l’altrettanto imponente Quadriga (realizzata nel 1793 su disegno di Johann Gottfried Shadow, alta ben 5 metri ed interamente realizzata in rame), monumento conteso per molti anni tra francesi (Napoleone la portò a Parigi nei primi anni del 1800 come trofeo di guerra) e Prussiani, che nel 1814 la riconsegnarono alla città di Berlino. Caratterizzato da ben quattro cavalli alati, governati da una Vittoria alata, è visibile da parecchi punti della città. I due corpi di guardia la “sostengono”, evidenziandone la mole ed enfatizzandone la grandezza.
Nel corso degli ultimi due secoli, i colori del monumento hanno subito moltissimi rimaneggiamenti (più o meno discutibili). In un articolo sul quotidiano Die Welt si scrive “Se in tutte le restaurazioni si fosse applicata l’ortodossia della cura dei monumenti, secondo la quale devono essere leggibili chiaramente tutti gli interventi di tutti i tempi, ora la porta apparirebbe davanti ai nostri occhi come un grottesco mosaico”
Utilizzata come effetto scenico per le numerose parate naziste di Hitler (passata alla storia la foto che la ritrae con uno striscione con su scritto “Führer befiehl, wir folgen!”, ed utilizzata come simbolo del potere Nazista alle olimpiadi del 1936) alla porta fu attribuita da parte dei nazisti un enorme potere simbolico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, per via dei bombardamenti, subì numerosi e gravissimi danneggiamenti che vennero ripristinati con un sommario restauro solo sul finire degli anni cinquanta.
Durante tutta la guerra fredda non fu in alcun modo accessibile e visitabile ne dai cittadini di Berlino Ovest ne tanto meno dai berlinesi dell’est ( a parte i soldati della DDR), trovandosi in mezzo alla cosiddetta terra di nessuno, a ridosso del muro.
Circondata dal muro di Berlino e dal filo spinato, fu palcoscenico del famoso discorso di Ronald Regan nel 1987, discorso in cui riferendosi a Gorbacev disse: “Segretario Generale Gorbacev, se si cerca la pace, se si cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa Orientale, se cercate la liberalizzazione, vieni qui ad aprire questa porta. Mr. Gorbacev, apra questa porta. Mr. Gorbacev, abbatta questo muro!”
Altrettanto forte e simbolica è la sua immagine ritratta nelle innumerevoli foto del novembre 1989 in cui fa sfondo al muro di Berlino sovrastato da migliaia di persone a seguito della caduta del regime della DDR. E’ qui che dopo quarant’anni molti Berlinesi si riuniscono in un abbraccio fisico e morale che da allora non si è più sciolto.
Oggi la Porta di Brandeburgo non è solo il simbolo della riunificazione tedesca, ma un simbolo di pace ed unità per l’intera Europa.
Autore: Vincenzo Guzzo