Intervista a Ruben Friedmann, avvocato italo-tedesco dello studio DR. FRIEDMANN di Berlino (www.drfriedmannberlin.de ), specializzato soprattutto nella consulenza legale per imprenditori italiani e startup in Germania.
Ruben ha 43 anni ed è nato a Genova da genitori tedeschi. Dopo la maturità si è trasferito in Germania per studiare giurisprudenza a Bonn dal ’92 al ’99. Superato il primo esame di stato ha completato l’uditorato giudiziario e ha conseguito le prime esperienze professionali a Berlino.
Da quanto tempo sei a Berlino?
Mi ci trasferii dopo gli studi nel 1999, perché già fin dalla prima visita con la classe di scuola nel 1991 rimasi colpito ed affascinato dalla vitalità di questa città.
Cosa ti ha portato a Berlino e perché proprio Berlino?
Da un lato forse il mio senso dell’avventura, dall’altro sicuramente l’interesse storico-culturale per la mia identità tedesca mi hanno spinto a trasferirmi in Germania, ma soprattutto a Berlino, città dalle mille sfaccettature. La capitale tedesca mi ha sempre affascinato per il suo passato e poi, essendo io musicista, sono stato intrigato dall’impulso creativo tuttora qui presente; non credo ce ne siano altre di città come questa.
Cosa facevi prima in Italia?
In Italia oltre che frequentare la Scuola Germanica di Genova, il liceo bilingue e la scuola internazionale con doppio esame di maturità, in italiano ed in tedesco, ho imparato a suonare il pianoforte, conseguendo gli esami di teoria e solfeggio, la chitarra ed il basso da autodidatta. Non a caso, la passione per la musica, sia rock che classica, folk e altro, me la porto dietro da sempre. Sono andato via dall’Italia a diciotto anni per studiare giurisprudenza all’università di Bonn in Germania, stessa università nella quale aveva studiato mio nonno negli anni venti del secolo scorso.
Raccontaci qualcosa della tua attività qui.
Come avvocato tedesco bilingue mi sono specializzato nella consulenza a tutto campo per clienti italiani, imprenditori e start up che necessitano di supporto per entrare o sviluppare la propria presenza nel mercato tedesco. I campi principali riguardano l’avvio e la costituzione di società, consulenza nel diritto commerciale, sales, e-commerce, marketing e altri aspetti amministrativi-burocratici quali permessi e licenze.
Accanto alla mia attività di avvocato sono leader della rock band italo-tedesca “Georg Ruben Friedmann” e attuale vice-presidente della “Società Dante Alighieri” di Berlino. Grazie a queste attività di affiancamento al mio lavoro posso felicemente dar spazio alla mia vena culturale ed artistica.
Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca?
Ad essere sincero ero abbastanza euforico perché immaginavo di tornare in quello che consideravo e tuttora considero la mia patria. Dopo il mio arrivo in Germania mi sono reso conto che il fatto di essere cresciuto in Italia mi ha sicuramente influenzato molto nel mio modo di essere. Quando ho iniziato l’università ad esempio ero espansivo ma spesso trovavo dei muri perché, indipendentemente da tutto, le due culture sono diverse già partendo dalla comunicazione nel quotidiano. Studiare giurisprudenza è stata per me un’ottima possibilità per affinare ulteriormente il mio lessico in tedesco.
La cosa di Berlino che ti affascina di più? Cosa sopporti meno?
Di Berlino mi affascina lo spirito creativo e non-convenzionale che persiste nonostante “l’omogeneizzazione” che la capitale ha subito negli ultimi anni, che, a mio avviso, la rende sempre meno “unica”. Quello che non sopporto è la sporcizia che in alcuni angoli della città si trasforma in puro degrado.
Cosa ti manca di più dell’Italia?
Indubbiamente il sole è ciò che manca di più in Germania, unito sicuramente all’umore della gente, che, devo ammettere, in Italia è di media più cordiale che a Berlino.
Cosa sei felice di aver lasciato?
Non avverto assolutamente la mancanza di alcune dinamiche della società e della politica. Sono ormai diversi anni che vivo in Germania ma la mia famiglia è ancora in Italia, ragion per cui resto comunque informato delle varie problematiche presenti.
Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?
Mangio così tante cose che sarebbe difficile concentrarmi su di una. Mi piace molto il cosiddetto “Döner” turco, alla “maniera berlinese” con insalata, pomodoro e salse.
Qual è il tuo posto del cuore?
Sicuramente dove abito con mia moglie, Schlachtensee, dove in estate ci sembra di essere in vacanza sulle sponde del lago.
Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?
Chi sta per trasferirsi qui dovrebbe essere di sicuro molto aperto mentalmente, senza troppi schemi o convenzioni. A Berlino si può incontrare gente di provenienze sociali e culturali del tutto diverse.
Quale pregiudizio verso gli italiani dovrebbero abbandonare i tedeschi? Quale pregiudizio verso i tedeschi dovrebbero abbandonare gli italiani?
Secondo me c’è del vero riguardo al famoso detto: “Gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano, i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano”. Questa frase rappresenta la sottile linea di demarcazione tra le due culture. Credo che agli italiani piaccia la cultura tedesca e viceversa ma che entrambi siano spaventati dal diverso e dal cambiamento, è così che tutto resta una pura proiezione. In realtà le due culture sono diverse per certi versi ma per altri aspetti sicuramente complementari.
Tre cose da avere o essere per vivere felici a Berlino.
Non solo a Berlino, parlo in generale, è indispensabile avere veri amici, una certa indipendenza economica ed una persona con cui condividere la vita
Autore: Enza Granato