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Intervista a Leonardo Neri, 29 anni, a Berlino dal 2012
Perché hai deciso di venire proprio a Berlino e cosa facevi prima in Italia?
A Berlino avevo già vissuto insieme alla mia famiglia ma ho deciso di studiare scienze politiche e internazionali a Roma. L’Italia però dopo la laurea mi aveva tolto la prospettiva: contratti a tempo determinato, lavori sottopagati, costo della vita alto. Sapevo che nonostante gli sforzi avrei dovuto accontentarmi, così conoscendo già il tedesco ho deciso di tornare. Ho lavorato per un periodo in banca e poi ho ricevuto una proposta da parte della compagnia assicurativa Ergo che non potevo proprio rifiutare.
Raccontaci qualcosa della tua attività qui
Sono freelance ma lavoro soltanto per la Ergo, faccio consulenza e vendo i prodotti della compagnia: dalle assicurazioni di rischio alla responsabilità civile, pensioni e quant’altro. I tedeschi generalmente assicurano tutto. Io ho moltissimi clienti anche italiani in quanto offro una consulenza in italiano su prodotti tedeschi. Il mio scopo è chiaramente a medio-lungo periodo, il che significa offrire al cliente una consulenza sincera e giusta senza tentare di imbrogliarlo. Il lavoro in questo modo si autogenera: i contatti portano altri contatti e questo mi soddisfa, significa che lavoro bene. Nel campo delle assicurazioni hai a che fare direttamente con i soldi delle persone, bisogna essere delicati. Posso lavorare da casa ma ho anche un ufficio con altri due colleghi a Berlino ovest, lavoro molto anche con whatsapp e Facebook, strumenti nuovi per i tedeschi che invece amano molto usare il telefono soltanto per chiamare.
Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca?
Devo ammettere che ho conosciuto meglio la mentalità tedesca dopo essere tornato in Italia. Alcune cose sono simili ma le differenze sono enormi. Faccio un esempio: un tedesco prende un appuntamento stabilendo una data e un orario e sai che al 99 per cento rispetterà l’impegno preso, non serve neanche ricordarglielo; un italiano ti dà un appuntamento vago e poi ti chiama all’ultimo minuto e tu devi essere flessibile. Non preferisco un atteggiamento all’altro basta saperli prendere entrambi. Io però mi sento senza dubbio italiano, per quanto viva negli schemi tedeschi spesso mi stanno stretti. I tedeschi cercano di ottimizzare sempre tutto però le cose funzionano e alla fine della giornata per quanto faticoso o noioso sai che tutto si incastra e avrai meno problemi. Da noi devi lottare per far funzionare le cose.
La cosa di Berlino che ti affascina di più/ la cosa che sopporti di meno
Mi piace che Berlino sia formata di fatto da più città in una, cambiando quartiere si assiste a scenari totalmente diversi e amo il ritmo del paesino in una grande città. Mi piace la qualità della vita e il costo ancora relativamente basso. Non mi piace il clima chiaramente (lo so, è banale dirlo) e il fatto che nell’ultimo periodo ci sia più tensione relativa all’accoglienza degli stranieri, mi sembra una città un po’ meno sicura rispetto a cinque anni fa e i tedeschi più duri al riguardo, ma forse è solo un’impressione, niente a che vedere chiaramente con altre capitali europee ma sotto questo punto di vista è diventata “più metropoli”.
La cosa che più ti manca dell’Italia/ la cosa che sei felice di aver lasciato.
Mi manca il bar, il rumore delle tazzine e il caffè al bancone, mi manca l’edicola intesa come “casetta” sulla strada, questo per citare piccole cose quotidiane. Mi manca il nostro gusto estetico e quello nel saper mangiare bene, è vero, qui si trova tutto ma non è la stessa cosa. Mi manca la vita per strada, le vie di Trastevere la sera, qui il clima chiaramente l’inverno non permette di essere sempre fuori. Non mi mancano una serie di problemi noti, dalla burocrazia al traffico, alla mentalità di alcuni italiani nel giudicare tutto e tutti. Da noi c’è un controllo sociale differente, se sei diverso sei strano…qui se non sei strano allora sei strano, scusa il gioco di parole. Ma chiaramente parlo di Berlino che in un certo senso è un’ “isola”.
Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?
Facendo palestra ho un regime alimentare particolare, quando posso sgarrare ho un debole per i biscotti (quelli italiani); ma parlando di Berlino vado molto sull’asiatico, thai e viet sono i miei posti preferiti, non ho un particolare amore per il cibo tedesco, mentre il doner kebab è sempre una tentazione.
Qual è il tuo posto del cuore a Berlino?
Forse i parchi in generale. Qualsiasi quartiere ha il proprio parco, è una città molto verde e questo ti permette di isolarti quando vuoi e di essere a contatto con la natura. E’ una cosa che apprezzo moltissimo.
Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?
Di imparare la lingua quanto prima e di vestirsi “a cipolla” (anche d’estate!). Berlino è una città nella quale qualsiasi tipo di persona può trovare la sua dimensione, offre tantissimo culturalmente e non. Certo, bisogna essere disposti a cambiare vita e ripartire da zero consapevoli che il pezzo di carta italiano non serve poi a molto, però qui puoi investire su te stesso e ti si possono aprire tante porte, c’è una mobilità del lavoro molto ampia.
Quale pregiudizio verso gli italiani dovrebbero abbandonare i berlinesi?
I berlinesi hanno i soliti pregiudizi…non siamo puntuali, non siamo precisi, vogliamo sempre truffare tutti. Quando faccio qualcosa insieme o per un tedesco sento di dover farlo meglio proprio perché sono italiano e devo dimostrare che anche io so essere preciso e puntuale.
E quale pregiudizio verso i tedeschi dovrebbero abbandonare gli italiani?
Che il tedesco sia preciso e che le cose funzionino non significa che sia anche sempre onesto. E’ sicuramente meno propenso ad uscire dagli schemi rispetto a noi che viviamo in modo variabile ma ad ogni modo non sono tutti onesti e precisi come pensiamo.
Tre cose da avere/essere per vivere felici a Berlino
Un lavoro, una bicicletta e un abbonamento della metro. Dopotutto si tratta di una città facile basta abbandonare la mentalità italiana e lo stress che spesso ci portiamo dietro, qui si può vivere a ritmi più tranquilli.
Autore: Valeria Lucci