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Intervista a Chiara Erika Manrzi, 41 anni, a Berlino dal 2000 (esclusi 5 anni – 3 in Italia e 2 in India)
Perché hai deciso di venire proprio a Berlino e cosa facevi prima in Italia?
A Roma ho studiato storia dell’arte e sono venuta a Berlino per la prima volta durante la mia esperienza Erasmus, poi fondamentalmente sono tornata per amore e per aprire una galleria d´arte contemporanea.
Raccontaci qualcosa della tua attività qui
Compro e vendo arte, cerco mercato per artisti internazionali di diverso genere, non ho più una vera e propria galleria fisica ma uno studio dove lavoro e tengo alcune opere, di conseguenza svolgo la mia attività principalmente online. Lavoro per lo più con gallerie, case d’aste, istituzioni ed aziende. artMbassy (l’ambasciata dell’arte) è nata come galleria d’arte contemporanea a Berlin-Mitte nel 2005 ma nel corso degli anni si è dovuta trasformare in continuazione (è diventata una società berlinese, show-room a Roma e deposito a Nuova Delhi) per via degli spostamenti dovuti al lavoro di mio marito, diplomatico tedesco.
Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca?
Sono italo-tedesca, mia mamma infatti è bavarese, quindi non c’è stato un vero e proprio “impatto”. In Germania gioco in casa ma resta una grande nostalgia.
La cosa di Berlino che ti affascina di più/ la cosa che sopporti di meno
Negli anni ’80-’90 Berlino era bellissima, non c’era traffico, i laghi erano più puliti e soprattutto vuoti, c’era meno gente in generale e gente diversa, c’era David Bowie, gli U2, i Pink Floyd.. Di questa città mi piace l’apertura nei confronti di nuovi stili di vita, la volontà di racchiudere una varietà infinita di proposte culturali. Mi piace l’indipendenza delle persone e anche la mia. Sopporto di meno il fatto che ora rispetto al passato ci sia un atmosfera più “commerciale”.
La cosa che più ti manca dell’Italia/ la cosa che sei felice di aver lasciato
Mi mancano l’energia della spontaneità e la vitamina D! Ma sono felice di aver lasciato un certo tipo di inaffidabilità tutta italiana.
Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?
Senza dubbio il pane, si trova di tutti i tipi.
Qual è il tuo posto del cuore a Berlino?
Il Kino, un locale italiano che ha anche una sala cinematografica con un’ottima programmazione di film internazionali.
Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?
A livello tecnico vestiti caldi per l’inverno sicuramente. Poi essere aperti a tutto, essere come una spugna e cercare di assorbire il più possibile perché a Berlino può capitarti qualsiasi cosa ed ogni spunto è sicuramente un arricchimento. I miei figli spesso sono meravigliati nel vedere persone, anche anziani, dall’abbigliamento bizzarro, ma anche quello è un segno di apertura mentale.
Quale pregiudizio verso gli italiani dovrebbero abbandonare i berlinesi? E quale pregiudizio verso i tedeschi dovrebbero abbandonare gli italiani?
È sempre difficile dover generalizzare. Se dovessi farlo, direi che i berlinesi dovrebbero aprirsi di più alla nostra tendenza tutta italiana di fare gruppo senza sentirsi esclusi o offesi credendo di perdere esclusività, infatti inserirli nella nostra cerchia significa renderli partecipi di una intima parte di noi e quindi dovrebbero apprezzarne il valore senza sentirsi sminuiti. Spesso mi succede infatti che i miei amici tedeschi si offendano se io coinvolgo più persone nei nostri incontri. Noi dovremmo portare più pazienza, quando loro dimostrano una certa lentezza nello “sbottonarsi” sopratutto quando presentiamo loro nuove persone. E´vero, non si concedono subito ma quando si aprono si aspettano lo stesso mentre noi spesso passiamo per più superficiali. Pesano di più le parole rispetto agli italiani, quindi a volte non sanno apprezzare e capire le critiche in forma di battuta di spirito ma paradossalmente sono più sinceri nel formulare le loro verità, spesso anche offensive, in onore di una maggiore chiarezza. Comunque ormai, fortunatamente, “berlinesi” possono definirsi sempre più persone provenienti da tutte le parti del mondo!
Tre cose da avere/essere per vivere felici a Berlino
Sicuramente una mentalità aperta, poi saper stare da soli ed essere autosufficienti è davvero fondamentale, ed infine la correttezza… averla e saperla apprezzare.
Autore: Valeria Lucci
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