Iniziata la 68esima edizione della Berlinale con il film di Wes Anderson “Isle of dogs”

copyright © 2017 Twentieth Century Fox
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La biglietteria nel centro commerciale Potsdammer Arkaden è di nuovo in affari, l’orso campeggia nella Marlene-Dietrich-Platz in attesa di dare il benvenuto ai suoi ospiti, mentre il red carpet si prepara per la sfilata: sono solo alcuni indizi che segnalano il ritorno del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, tra i più famosi al mondo.

Ieri ha avuto luogo il gala di inaugurazione, che ha aperto ufficialmente il festival; a seguire il film di Wes Anderson, regista di “Grand Budapest Hotel”, con il suo secondo film di animazione “Isle of dogs”, l’isola dei cani. Come già emerge dal titolo, i protagonisti indiscussi del film sono i cani che, a causa di un virus, sono stati relegati su “Trash Island” per ordine del sindaco Kobayashi, le cui azioni ricordano molto quelle di un dittatore. Il giovane Atari Kobayashi è però in contrasto con lo zio sindaco e intraprende un viaggio sull’isola per ritrovare il suo cane Spots. La strada da percorrere non sarà però priva di insidie e per riuscire nel suo intento, il piccolo pilota Atari dovrà farsi aiutare da una simpatica banda di cani: Rex, King, Boss, Duke e Chief, rispettivamente doppiati da Edward Norton, Bob Balaban, Bill Murray, Jeff Goldblum e Bryan Cranston. Tutti attori famosi che hanno contribuito a rendere il film di animazione divertente e godibile.

© 2018 Twentieth Century Fox
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L’ambientazione scelta è volutamente futuristica e tutte le scene si svolgono in Giappone, di cui ricorrono dei topos legati alla sua cultura, come il sushi, i tamburi taiko e la stessa realizzazione del cartone animato rimanda alla tradizione giapponese. D’altronde Anderson non nasconde di essersi ispirato ai film di Kurosawa e di apprezzare Miyazaki, entrambi colonne portanti della cinematografia giapponese. Il tocco vero e proprio del regista si scorge poi nella presentazione delle scene e del suo modo di raccontare la storia, guidando lo spettatore con titoli che compongono le varie parti del film, quasi a voler dare maggiore impatto alle scene mostrate sullo schermo e quasi andando oltre il mezzo cinematografico per avvicinarsi alla carta stampata. Infatti la tecnica utilizzata ricorda la struttura data generalmente ai libri, divisi in capitoli e parti (proprio come il film).

Seppur non manchino elementi divertenti e un’incalzante colonna sonora, il film è tutt’altro che frivolo e superficiale: al centro di tutto vi è la politica e il racconto di una storia universale, già vista e che forse potrebbe ripetersi. Si parla ad esempio della supremazia dell’uomo sugli animali e della sua presunta superiorità, smentita dall’idea alla base del film che vede gli animali parlare in inglese, una lingua comprensibile agli umani, mentre gli uomini parlano solo in giapponese, tradotti in inglese solo quando necessario. Atti di repressione e allusioni a una possibile cospirazione si insinuano nella trama del film, dando così degli spunti su cui riflettere allo spettatore. Difatti una possibile interpretazione politica del film non è stata smentita da Anderson durante la conferenza stampa.

“Isle of dogs” è quindi un film di animazione ben realizzato, che convince sia sul piano visivo sia dal punto di vista della trama e che può mettere d’accordo grandi e piccini. Ma questo è solo il degno inizio di un grande e importante Festival, che per certo ci regalerà ancora molti bei film.

Continuate a seguirci e raccontateci le vostre impressioni sulla Berlinale nei commenti.

 

Autrice: Valentina Lo Iacono

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Valentina Lo Iacono

Appassionata di lingue, letteratura e ogni aspetto culturale che possa essere definito tale. Ama viaggiare e dedicarsi alle attività collaterali che un viaggio comporta. Di recente ha maturato anche un forte interesse per la tecnologia, che le offre spunti interessanti per la stesura di alcuni articoli. Qualche anno fa è approdata a Berlino e ancora non se n'è andata. Quando non scrive qui, la trovate su Cocktail di libri, un blog dedicato alla lettura e a riflessioni sull'italiano.

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