Voglio raccontare un’esperienza molto bella, quella dello scambio culturale tra scuole di Paesi diversi. Ho accompagnato, insieme a una collega, 14 studenti della mia scuola per un soggiorno di una settimana a Leibnitz –Austria, nella regione della Stiria (Steiermark) a due passi dal confine sloveno- durante la quale ognuno è stato ospite del proprio corrispondente; a loro volta, studenti e docenti austriaci saranno ospiti nostri quando –ad aprile 2017- verranno a Roma.
L’esperienza è stata molto ricca e bella, e ne parlerò in prospettiva prima didattica e poi estetica.
- Sotto il profilo didattico non credo vi sia attività più ricca di questa. Lo scambio è la scuola nella sua espressione più alta, perché permette a tutte le conoscenze accumulate di passare da uno stadio di inerzia a uno di esperienza concreta. Nella settimana trascorsa in compagnia dei docenti e degli studenti del Bundesgymnasium tutti noi abbiamo partecipato della vita della scuola e siamo entrati nei suoi ritmi, per noi sconosciuti, e ad essi ci siamo adattati. Questo è il primo, e immediato riscontro del benefico effetto della scuola: insegnando –a volte nonostante e malgrado i docenti- a vivere (affrontando difficoltà, superando limiti e cadute, esercitandosi nella convivenza con persone e pensieri diversi da noi), essa permette quella apertura all’altro di cui c’è così tanto bisogno. Ci siamo incontrati sconosciuti –e, specie da parte degli studenti, con qualche pregiudizio- e ci siamo lasciati con abbracci e lacrime. La lingua veicolare era l’inglese, e questo ha permesso a tutti di migliorare.
Quanto all’organizzazione della vita scolastica, i nostri studenti (e anche noi docenti, devo dire) sono stati catapultati in una realtà molto diversa dalla nostra. Una settimana non è sufficiente per comprendere un sistema scolastico di un altro Paese, e certo non intendo qui trarre delle conclusioni. Posso dire però che la mia sensazione fosse di essere in un ambiente costruito più attorno allo studente che al “sistema” come entità a sé. Il Gymansium –una scuola a cui si accede per merito- raccoglie studenti dai 10 ai 18 anni circa (http://www.gym-leibnitz.at/profil-leitbild/) e offre una formazione forse meno umanistica, ma certamente capace di integrare gli studenti tra loro e nella società. Abbiamo partecipato alle loro lezioni (con migrazione a ogni ora da una classe all’altra a seconda della materia scelta), abbiamo apprezzato il metodo educativo (questo io, soprattutto, che ero ospite di una collega che, come me, insegna italiano e latino) che sostiene invece che punire, siamo rimasti affascinati dalla capacità di accoglienza della scuola (una biblioteca che noi ce la sogniamo: con un angolo per il riposo fatto da grandi cuscini, computer e ampia scelta di letture. Gli studenti possono scegliere di passare lì alcune delle ore), dalla relazione tra dirigente e docenti che è orizzontale e non verticale, come spesso accade in Italia. Abbiamo visitato altre scuole, organizzato una serata nell’istituto per seguire in tv un talent-show per cori a cui prendeva parte il coro della scuola, siamo entrati nelle vite di persone che in comune con noi avevano solo il fatto di partecipare della vita di una scuola. Basterebbe questo per ribadire che la scuola è come un giardino che va coltivato con amore e dedizione, perché i suoi frutti sono il bene di ogni popolo. - L’esperienza che ne ho tratto io, oltre che didattica, è stata estetica. La bellezza della regione –e non abbiamo nemmeno trovato bel tempo!- mi ha lasciato senza fiato, forse anche perché mi ha ricordato molto l’Alto Adige, dove ho vissuto per una decina d’anni. Ancor di più mi ha colpito la magnifica ospitalità che ho ricevuto: ho vissuto anche io l’emozione dei miei studenti, quella di essere accolta da una famiglia come se fossi una cara amica.
La collega che mi ha ospitato mi ha portata –nei momenti in cui era possibile- non solo in posti davvero da favola (in una Spa con piscina riscaldata a cielo aperto, in ristoranti esclusivi, per le strade di Graz, il capoluogo), ma nei suoi luoghi dell’anima: Schloss Seggau, la casa del papà, le rovine dell’insediamento romano di Flavia Solva, e nei meravigliosi Buschenschaenke, alloggiamenti contadini sulla Strada del vino trasformati in semplici locali per bere e mangiare e, soprattutto, gustare il vino di produzione locale. Mi ha preparato le migliori ricette venendo incontro alle mie esigenze senza che io ne avessi fatta richiesta, mi ha, insomma, fatto sentire a casa anche in un luogo lontano e sconosciuto. Non lo so se tanta dedizione all’altro nasca dal fatto che la regione della Stiria è sul confine, abituata ai passaggi, ma io l’ho sentito così e mi viene in mente sempre che i confini spesso uniscono, invece di separare, se solo lo permettessimo.
Un post scriptum molto dolce: andate a visitare la fabbrica del cioccolato Zotter (https://www.zotter.at/de/startseite.html). Non ve ne pentirete!
Autore: Giulietta Stirati