I finti lavoratori autonomi in Germania. Informazioni e rischi.

I finti lavoratori autonomi in Germania. Informazioni e rischi.
Photo Credit To Ken Teegardin

Chi decide di lavorare in Germania come lavoratore autonomo deve fare attenzione. Potrebbe incorrere in seri problemi con l’assicurazione pensionistica pubblica, la Deutsche Rentenversicherung. Difatti, mentre i lavoratori dipendenti tedeschi sono soggetti al regime pensionistico pubblico obbligatorio e i contributi vengono loro decurtati automaticamente dallo stipendio, per i lavoratori autonomi il discorso è più complicato.

Per legge in Germania solo alcuni tipi di lavoratori autonomi sono obbligati a pagare i contributi al sistema pensionistico pubblico: gli artigiani, gli artisti, i pubblicisti (e con questo termine si intendono giornalisti, scrittori, ricercatori, tutti coloro che pubblicando ricevono delle retribuzioni), ostetriche e insegnanti in libera professione. Per tutti gli altri tipi di lavoro autonomo, per esempio le consulenze ma non solo, non esiste l’obbligo di pagare contributi alla Deutsche Rentenversicherung. Ovviamente si può decidere di farlo lo stesso, stipulando un contratto volontario con l’Ente Previdenziale statale, ma si tratta appunto di una scelta, non di un obbligo.

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita del numero di lavoratori autonomi, fenomeno che ha messo in allarme le casse della previdenza tedesca e ha spinto il legislatore a volerci veder chiaro e a mettere dei paletti. Difatti succede spesso che coloro che si definiscono lavoratori autonomi in realtà non lo siano. A volte si tratta di lavoratori dipendenti mascherati da autonomi, quindi di una apparente autonomia, in tedesco Scheinselbständigkeit. La Scheinselbständigkeit è una condizione che da una parte agevola la ditta o società che “assume” i lavoratori senza realmente assumerli però, senza pagare loro tutti i contributi previsti dalla legge e quindi con un grande risparmio; dall’altra può essere un vantaggio per i lavoratori stessi, che si trovano a dover pagare spesso meno tasse e in ogni caso meno contributi obbligatori, il che costituisce un ritorno economico maggiore, soprattutto a breve termine. La Deutsche Rentenversicherung è corsa ai ripari e ha stabilito dei criteri in base ai quali è possibile verificare se il rapporto di lavoro sia di tipo dipendente o autonomo. Sul sito dell’Ente Previdenziale www.deutsche-rentenversicherung.de si legge che i falsi lavoratori autonomi sono prima di tutto e fondamentalmente:

Persone che lavorano per un solo committente.

Questo risulta essere il primo e più importante criterio. Ma ve ne sono altri di criteri, meno precisi e meno definibili, che possono ugualmente esser presi in considerazione per il giudizio finale. Un rapporto di lavoro viene considerato fintamente autonomo se sono presenti queste condizioni: 

  • L’obbligo illimitato per il lavoratore di adempiere a tutte le richieste e indicazioni del committente senza avere voce in capitolo.
  • L’obbligo di attenersi a degli orari di lavoro precisi e definiti dal committente.
  • L’obbligo di informare ad intervalli di tempo regolari la ditta committente del lavoro svolto.
  • L’obbligo di lavorare presso il committente o in luoghi da quest’ultimo decisi e definiti.
  • L’obbligo di usare determinati hardware e software attraverso i quali il committente possa effettuare un controllo sul lavoro in corso o su quello svolto.

Si tratterebbe di obblighi e forme di controllo, sempre secondo la Deutsche Rentenversicherung, a cui il vero lavoratore autonomo non dovrebbe sottoporsi e che quindi ne rivelerebbero il falso status. Il vero lavoratore autonomo, si legge ancora sul sito, è colui che si fa pieno carico del rischio imprenditoriale e che si gestisce e organizza il lavoro in maniera libera e indipendente.

Per tutti i cosiddetti falsi autonomi vi è l’obbligo di segnalare alla Deutsche Rentenversicherung il proprio contratto e di pagare i contributi previsti dalla legge. Si hanno tre mesi di tempo dall’inizio del rapporto di lavoro per mettersi in regola. L’Ente Previdenziale pubblico tedesco effettua dei controlli serrati e invita i lavoratori a denunciare eventuali offerte di lavoro in cui si chiede al candidato di lavorare in finta autonomia invece di essere assunto. In caso di dubbio si consiglia vivamente di contattarli per avere delucidazioni e per evitare di incorrere in sanzioni.

Ma cosa succede al falso lavoratore autonomo che viene “scoperto”?  Le conseguenze a cui va incontro possono essere economicamente pesanti. Difatti il lavoratore viene obbligato a pagare la sua parte di contributi previdenziali (circa il 19% sulla retribuzione) dell’anno in corso e fino agli ultimi quattro anni di attività. Per la società committente le conseguenze sono ancora peggiori: queste società, oltre alle multe, si vedono costrette ad assumere in maniera retroattiva i lavoratori e a pagare loro tutti i contributi, da quelli pensionistici a quelli sanitari, all’indennità di disoccupazione. Si tratta di vere e proprie stangate.

L’associazione dei lavoratori autonomi tedeschi, la VGSD (Verband der Gründer und Selbständigen Deutschland e.V.) protesta da anni per questo clima da caccia alle streghe e invita a firmare una petizione sul suo sito www.vgsd.de   al fine di abolire la legislazione vigente, e per evitare che diventi ancora più restrittiva in futuro. SI tratta soprattutto di consulenti a cui capita di lavorare a lungo per uno stesso committente e che si sentono messi sotto pressione e limitati nel libero svolgimento della loro attività. In questo clima di insicurezza normativa e di paura, molte aziende avrebbero smesso di collaborare con i lavoratori autonomi per paura delle conseguenze. La legislazione vigente, secondo loro, soffocherebbe il mercato del lavoro, e disincentiverebbe tanti lavoratori dal mettersi in proprio.

Quindi cari concittadini e non solo, se avete dei dubbi sul vostro reale status lavorativo, vi consiglio di chiedere consiglio ad un commercialista, onde evitare spiacevoli sorprese.

Autore: Barbara Ricci

About The Author

Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

Related posts

1 Comment

  1. libero professionista

    Ciao Barbara, grazie mille per l’articolo molto interessante. In Italia so che ci sono dei paletti per quanto riguarda la durata di un progetto. Ma in Germania? Ho provato a cercare maggiori informazioni su Internet ma non ho trovato nulla. Mi piacerebbe sapere fino a quando posso lavorare per un mio cliente, senza incorrere in sanzioni.

    Reply

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *