Il telefono mi avvisa di un messaggio in arrivo. È Ruth che arriva con l’idea per un nuovo articolo: a Novembre c’è un concerto di un gruppo italiano di voci a cappella, i “Mezzotono”.
Nell’attesa di parlare con i protagonisti mi informo un po’ e mi immergo nel mondo della musica ancora una volta, a poco più di un mese di distanza dal concerto alla Berliner Philharmoniker.
Non cerco di capire nemmeno la ragione per cui le mie ultime storie mi portano verso la musica; del resto è una domanda superflua visto che sono circondata da musicisti in famiglia.
Il Canto a cappella
La locuzione “a cappella” è usata nella terminologia musicale per indicare l’esecuzione polifonica per sole voci senza accompagnamento strumentale. La sua storia inizia con gli uomini primitivi che cantavano intorno al fuoco, e trae le sue origini dal canto gregoriano che era eseguito dalle sole voci dei monaci o dei chierici che costituivano il gruppo di cantori che si esibivano senza alcuno strumento.
La produzione di musica a cappella vede elaborazioni non solo di origine sacra, ma anche movimenti originali come il Gospel, lo Spiritual, il folk tradizionale irlandese, il Doo-Wop americano degli anni ‘50 e non di meno il canto Jazz in cui la voce è un vero e proprio strumento musicale.
Il canto a cappella è un genere musicale singolare, o ti piace oppure no.
In Nord Europa il canto a cappella, è ascoltato più che nel resto del territorio europeo: i gruppi canori, i cantori e i cori polifonici sono un must della cultura fiamminga e in Germania è un genere tradizionale nella cultura musicale.
Esistono anche importanti festival di musica a cappella: in Germania sono famosi il “Sangeslust” di Bayreuth e “International a Cappella Festival” di Leipzig, in Danimarca il “AArhus Vocal Festival” è il più grande festival dedicato alla musica vocale europea, a Praga il “Prague a Cappella Festival” e in Finlandia il “Tampere Vocal Music Festival”.
E in Italia i più nominati sono il “Vivavoce Festival – Italia A Cappella Summit” di Treviso, il “Vocalmente Festival” di Fossano e il “Solevoci Festival” di Varese.
I gruppi più famosi?
In Germania tre sono i gruppi che ho conosciuto facendo ricerca sul web: i più famosi sono i “Wise Guys”, poi gli “Onair” di Berlino e i “Van Canto” unici nel loro genere con brani Heavy Metal a cappella (anche se a volte uniscono alle voci anche la batteria). E nel resto del mondo, giusto per citarne tre, ci sono gli americani “Take Six” attivi dal 1987, i “Pentatonix” premiati con tre il Grammy Awards e i “The Swingle Singer”, gruppo nato in Francia nel 1962, ma ancora in auge e di base a Londra.
E in Italia?
Anche se nel nostro bel paese è preso ancora troppo poco in considerazione rispetto al resto d’Europa e del mondo, il canto a cappella ha vissuto negli anni più recenti un suo picco fortunato con l’arrivo dei “Neri per Caso” che nel 1995 vinsero il Festival di Sanremo con la canzone “Le ragazze” e che ottennero ben 6 dischi di platino con il primo disco.
Ma non è certo solo a loro che si deve la conoscenza in Italia del canto a cappella.
Senza andare troppo lontano nel tempo e ripercorrere i successi del “Quartetto Cetra”, di Rabagliati e del “Trio Lescano”, i gruppi moderni più noti del canto a cappella in Italia oltre ai “Neri per Caso” sono i “Cluster”, gli “Alti e Bassi” e i “Mezzotono” appunto.
Potrei parlarne per ore, ma non è questo il punto.
Il punto è l’amore per la musica, lo sforzo che questi artisti devono fare per portare in scena un tipo di musica che conta solo ed esclusivamente sulla voce, e tutti i retroscena della vita di ogni giorno dei “pentatonici” artisti (di fatto molti gruppi a cappella sono formati da cinque cantanti che rappresentano cinque categorie di estensioni vocali diverse, anche se si possono avere fino ad otto estensioni vocali).
Ho avuto la fortuna di conoscere in assoluto il gruppo italiano che vanta il numero più alto di paesi nei quali si sono esibiti: ben 47 in quattro diversi continenti.
Appuntamento alla porta di Brandeburgo con i Mezzotono: Mad in Italy from Bari.
Dopo vari scambi di email e dopo aver appreso che purtroppo per motivi logistici il concerto era stato spostato in un’altra città, i ragazzi decidono comunque di fare un salto a Berlino in una pausa del loro tour europeo.
Ci saremmo quindi comunque incontrati: avevo studiato per giorni il fenomeno del canto a cappella che non potevo lasciare in sospeso le mille domande che avevo. Avevo inoltre preparato anche un piccolo tour nel quale li avrei accompagnati per mostrare i luoghi turistici più importanti di Berlino.
Ci incontriamo, come da programma, davanti alla Porta di Brandeburgo e, come spesso accade nelle giornate organizzate, il tutto ha poi avuto un seguito del tutto spontaneo stravolgendo tutti i programmi.
Ciò che guida il loro percorso è fondamentalmente l’istinto, il talento e il loro essere artisti in ogni cosa che fanno, e di questo istinto mi sono nutrita per conoscere questi musicisti che hanno fatto della voce una vera e propria passione ed un lavoro.
Le informazioni che si sono susseguite durante il resto della giornata hanno avuto un percorso comune e distinto nello stesso tempo: i frammenti della loro storia insieme (14 anni) e quelli delle loro storie personali scandite tra gioie e delusioni, aspettative e successi.
I Mezzotono nascono così: “Da un tentativo di mettere insieme un gruppo canoro nel 2004, ma che si rivela appunto solo uno sforzo disatteso”, mi racconta Fabio, il fondatore del gruppo. “Poi non mi andava giù il fatto di non essere riuscito a completare quella che per me era un’idea bellissima”, continua Fabio, “… e così sono tornato a casa con l’idea di mantenere alto l’entusiasmo di questo progetto e successivamente ho chiamato gli artisti più bravi che conoscevo che, secondo me, potevano sposare l’idea di un gruppo canoro”.
Fabio Lepore – tenore, Andrea Maurelli – basso e beatbox, Daniela Desideri – soprano, Tanya Pugliese – mezzosoprano e Luigi Nardiello – baritono e beatbox, sono i componenti attuali dei Mezzotono che ho incontrato a Berlino.
Ognuno di loro ha una storia, ma ciò che colpisce non sono certo gli aneddoti che raccontano divertiti ai loro curiosi interlocutori. Parlare di ognuno singolarmente sarebbe superfluo se prima non si capisce il concetto di “famiglia” che esiste tra di loro.
E Daniela lo spiega in maniera chiara quando parla di “sinergia, di mettere insieme più caratteri, più formazioni e più inclinazioni e far quadrare un equilibrio indispensabile per riuscire a cantare insieme”.
Condivide, Daniela, un concetto importante per un gruppo canoro che è la questione delicata dei sostituti, ovvero la possibilità che uno dei componenti del gruppo debba essere sostituito da un’altra voce perchè si ammala, o perchè semplicemente deve assentarsi per cause di forza maggiore.
Quando le chiedo come vivono questo possibile cambio di protagonista lei mi risponde che “non è facile perchè ogni volta devi fare una sorta di accoglienza e far integrare la voce ai nostri suoni, e non sempre funziona. L’integrazione di un nuovo elemento in gruppo a cappella”, continua Daniela, “vuol dire integrare musicalmente, umanamente, caratterialmente l’elemento e farlo adattare nel gruppo come in una famiglia”. La parola magica che racchiude questo gruppo canoro è appunto famiglia.
Alla sera, davanti ad una Schnitzel, una zuppa di patate e qualche birra i ragazzi mi regalano quello che mi riporta indietro alle tavolate con mio padre mia madre e i miei cinque fratelli.
Condividono con me i loro i sogni.
Quelli di Fabio, soprannominato “il papà” del gruppo, che punta a portare i Mezzotono in tutto il mondo e che simpaticamente i suoi colleghi pensano stia puntando anche a Marte e Saturno.
Quelli di Daniela, “l’usignolo” così è definita nel suo profilo, colei che rompe i bicchieri, che porta avanti progetti ambiziosi di autrice di testi e di musiche per il teatro e per il cinema.
Quelli di Andrea, papà di tre bambini meravigliosi, che con determinazione condivide il sogno di artista canoro con il lavoro di ingegnere professionista.
Quelli di Gigi detto anche “il mammo” per la sua propensione all’ordine durante le tournée, la sua mimica facciale che cambia con il livello di passione che nutre per le cose della sua vita, come la passione per l’insegnamento ai bambini: non è un papà ma con mio figlio durante la cena si è potuto capire quanto gli piaccia interagire con loro.
E quelli di Tanya (figlia d’arte, suo papà ha girato l’Italia facendo musica con il suo Hammond) che aveva deciso di non voler andare al conservatorio, ma che grazie a sua madre che l’ha iscritta all’audizione di nascosto, ha cominciato a costruire la sua carriera di artista che si è fatta conoscere anche in collaborazioni con artisti di fama nazionale e internazionale.
Le loro singole storie e le loro professionalità sono unite dal sogno di dare alla musica maggior spazio possibile nella loro vita, e non è un caso infatti che quasi tutti insegnano musica e canto.
La Piccola Orchestra Italiana Senza Strumenti porta in giro per il mondo una gamma musicale molto varia: il jazz, il pop, bossa nova e mambo, il folklore, musica classica e cover famose di cantanti ed artisti nazionali ed internazionali.
I loro spettacoli hanno fatto il giro del mondo nei festival e nei teatri di 47 paesi in tutto il mondo, tra cui il “Dubai Jazz Festival”, il “Cairo Opera House”, “Jornadas Musicales del Norte” in Cile e in Argentina. e non di meno un bellissimo tour in Giappone.
I due album “Mezzotono” e “Mad in Italy” hanno attirato l’attenzione internazionale. La loro canzone “Cime di Rape” è stata nominata nel 2016 a Boston per il “Contemporary A Cappella Recording Award” per “Best Humour Song”
Hanno inoltre fatto parte del progetto “ItAcA – Italian A Cappella Project”, ideato da Alessandro Gnolfo e Lorenzo Subrizi, nato dall’esigenza e dal desiderio del mondo italiano a cappella di focalizzare tutte le voci e le passioni in un lavoro di connessione senza barriere.
E questa è solo la minima parte della loro esperienza; ci vorrebbe un libro per raccontare tutta la loro storia, i vari personaggi che si sono avvicendati in questa famiglia, gli aneddoti esilaranti che hanno accompagnato i loro tour e che mi hanno costretta alla contrazione ripetuta di tutti i muscoli facciali mentre li descrivevano.
Insomma, non saprei a cosa e a quale di tutte queste storie dare precedenza.
La musica ha dello straordinario nella vita delle persone. C’è una magica componente che affascina e ti porta ogni volta in un luogo diverso e, se hai la fortuna di conoscere l’esperienza artistica di un musicista, hai come la sensazione di viaggiare senza tempo né spazio nel suo mondo anche solo per pochi istanti. E per pochi istanti, sei felice e puoi volare risonando istantaneamente a certe frequenze senza avere il tempo di riflettere su cosa stia veramente accadendo ai tuoi sensi.
Ed quello che è successo a me ascoltando cantare i Mezzotono, Piccola Orchestra Italiana Senza Strumenti.
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CONNESSIONI
È una rubrica che rappresenta l’anello di congiunzione tra culture e passioni diverse che si incontrano nei luoghi dove le persone viaggiano, vivono e hanno vissuto. I protagonisti hanno affrontato ostacoli, seguito passioni e fabbricato sogni, custodendo e condividendo il segreto di un’esistenza unica. Leggi gli altri articoli