Anche questa volta, allestendo una mostra in un museo interattivo sulla vita quotidiana come si svolgeva nella DDR dalla sua nascita dopo il trattato di Yalta e la fine della guerra fino alla caduta del muro.
Naturalmente da una mostra, da un museo ci aspettiamo qualcosa di straordinario, un’antologia, una raccolta “fior da fiore” di un artista, di un momento storico, di una corrente artistica.
La brochure già invita il visitatore a dimenticare tutto quello che sa o immagina di un museo: il DDR MUSEUM vuole essere un’esperienza diretta di come si viveva la normalità nella Berlino Est in particolare e più in generale in tutta la DDR negli anni della guerra fredda.
Ma non ci sono oggetti, fotografie, cimeli, memorie, utensili come testimonianza di un tempo passato che, vista così, potrebbe essere qualcosa di freddo, impersonale, arido, incapace di suscitare emozioni vere.
Dico questo perché tutto ciò che compare nel museo vive.
Il soggiorno di una famiglia normale, un’aula scolastica, gli oggetti di uso comune, la macchina da scrivere, il telefono, la “mitica” Trabant, le moto, i giochi dei bambini, i balli che dovevano sostituire il degenerato e perverso rock occidentale, quaderni, posate, giornali, alimenti, abiti di moda e tute di lavoro, libri scolastici si animano davanti alla curiosità di tutti, ma particolarmente dei ragazzi e dei giovani che non hanno vissuto in prima persona l’esperienza della guerra fredda e che ne hanno solo sentito parlare dai genitori o dai nonni.
Uno dei settori che più hanno colpito il visitatore è una stanza dove c’è un semplice tavolino con una sedia e un telefono sul tavolino. Una voce guida invita a usare il telefono sapendo che tutto ciò che si dice sarà registrato accuratamente dalla Stasi che ha collocato in ogni ambiente invisibili “cimici” e telecamere nascoste.
Si percepisce un senso di malessere e di incredulità nel vedere quella che deve essere stata la vita di milioni di persone costrette dal regime a diventare non-persone, numeri, oggetti utili solo per realizzare i piani del governo con sacrifici che oggi sembrerebbero assurdi: quindici anni di attesa per prenotare un’automobile, altri anni per avere un televisore, mesi e mesi di trafile burocratiche e controlli polizieschi per avere il permesso di un viaggio all’estero, turni di lavoro massacranti (12-15 ore), il tempo libero organizzato in modo uniforme dalla stato, senza lasciare nessuno spazio a una qualsiasi iniziativa individuale.
Ho visitato questa mostra con molto piacere, e ho fatto una riflessione che scaturisce dai miei studi che vanno dall’antichità classica fino alla storia moderna.
Mi sono interrogato sul significato della storia (la parola greca istorie significa ricerca), che non è certamente “magistra vitae”, come diceva Cicerone, e, se lo fosse, sarebbe una pessima “magistra”, visto che gli uomini rifanno sempre gli stessi errori.
La storia -secondo me- non è neanche un’arida elencazione di date e dati che si trovano su qualsiasi enciclopedia o su internet con assoluta facilità.
La storia, tutta la storia (Croce sosteneva che tutta la storia, anche quella antica, è storia moderna, sempre contemporanea) è antropologia.
Aveva avuto questa intuizione Erodoto già nel IV secolo a.C. quando nei suoi nove libri sulle Guerre Persiane indugia per interi libri e capitoli sulle usanze quotidiane, sulle abitudini più strane e talvolta stravaganti dei Persiani, degli Sciti, degli Egizi, abitudini che in apparenza non hanno niente di storico, ma sono come una vera finestra interattiva su quelle civiltà.
Anche in tempi recenti Le Goff, il più grande storico medievale recentemente scomparso, nel suo saggio L’uomo del Medio Evo ci fa conoscere la storia di quel periodo drammatico ma costruttivo, violento ma anticamera dell’umanesimo, molto più seriamente e profondamente di quanto non abbia fatto nei suoi saggi accademici alla Sorbona.
Ecco la mia riflessione: il DDR MUSEUM e’ la testimonianza oggi della validità dell’idea di storia che avevano Erodoto e Le Goff.
E un’altra considerazione voglio fare come italiano che vede, osserva, studia la storia degli ultimi cento anni del nostro paese confrontati con gli ultimi cento anni della storia tedesca.
Italia e Germania hanno conosciuto momenti di altezza straordinaria e di straordinaria abiezione. Con una differenza, a favore della Germania: la cultura tedesca ha avuto il coraggio di esaminare il proprio passato, le atrocità commesse nel nome di un malinteso stato etico, di denunciarle, riuscendo in un certo senso ad esorcizzarle.
In Italia non siamo stati capaci di organizzare questo processo, di fare i conti con il nostro passato. Da noi ancora oggi se vogliamo offendere qualcuno gli diamo del “fascista”.
Nella stessa condizione un tedesco non darebbe del “nazista” ad un suo avversario.
Nel DDR MUSEUM non vedi il giudizio o meglio il pre-giudizio politico, morale o peggio moralistici.
C’è soltanto il desiderio di far conoscere a chi non l’ha vissuta la realtà di un recente passato.
DDR Museum (http://www.ddr-museum.de)
Giorni e orari di apertura: Lunedí- Domenica 10-20 / Sabato: 10-22
Karl-Liebknecht-Str. 1 10178 Berlin
Direttamente sulla Sprea di fronte al duomo
Autore: Ferdinando Stirati