BERLIN RECYCLING VOLLEYS….continua

enza_granato_Francesco De Marchi.Facendo riferimento al mio precedente articolo, dedicato a Roberto Serniotti, allenatore del Berlin Recycling Volleys, aggiungo due paroline per risaltare anche la figura di un nostro connazionale che gioca nella squadra. Sto parlando di Francesco De Marchi, 29 anni originario di Agna,un paesino nella provincia di Padova. Francesco,conosciuto da tutti come “CICO”, gioca a pallavolo dall’età di 17 anni, quando fu chiamato a giocare nelle giovanili a Treviso.

Vediamo cosa ci racconta Francesco nella sua intervista.

Come hai iniziato a giocare a pallavolo?

In realtà è iniziato tutto per caso. Giocavo a calcio e dato il mio fisico, slanciato ed agile nei movimenti e nei salti, fui adocchiato da un mister che mi propose di iniziare ad allenarmi per perfezionare la tecnica di gioco, a cui solo a scuola avevo precedentemente dato spazio. Migliorai nel giro di pochi mesi e subito mi chiamarono a giocare nel Treviso per le giovanili. Ho iniziato a giocare prendendo come punto di riferimento un grande giocatore italiano, Samuele Papi, il quale è tutt’ora il mio idolo, sia a livello professionale che umano. Dopo aver giocato per il Treviso è iniziata la mia carriera in serie A, e da lì ho avuto solo grandi soddisfazioni. Ho iniziato in Calabria 2 anni, poi mi sono trasferito a Latina, Padova successivamente dove ci sono rimasto per 4 anni ed è stata un’esperienza indimenticabile perché giocavo in casa. Dopo Padova ho giocato per il Verona, pochi mesi a Molfetta, poi Francia, dove ho avuto la mia prima esperienza all’estero e dove ho un ricordo assolutamente positivo. Nel 2012 ho giocato nella nazionale italiana e questa è la mia seconda stagione nel Berlin Recycling Volleys.

Come sei stato selezionato per giocare qui a Berlino?

È stata una gran bella sorpresa anche per me. Alcuni anni fa, durante una partita amichevole, un membro della società di Berlino mi vide giocare, rimanendone colpito, e, ricordandosi di me, chiese poi al mio procuratore se potessi essere interessato a trasferirmi. Per me ovviamente era una grande occasione e non potevo assolutamente rifiutare, anche perche la società per la quale lavoro adesso è molto forte e di rilevante importanza, infatti si giocano diverse coppe, tra cui la Champions League  e la Coppa CEV. A tal riguardo, proprio l’anno scorso ci siamo classificati al terzo posto nella Champions League.

A primo acchito, cosa ti ha colpito di Berlino? Cosa invece non ti piace?

Ciò che più ho avvertito quando mi sono trasferito qui  è stato lo strascico di storia e cultura che Berlino si porta dietro. Inizialmente ho proprio avvertito la presenza di una memoria forte e recente, che ha lasciato segni indelebili nelle persone e nella città. Il primo anno mi sono comportato un po’ da turista, ho girato per tutta Berlino alla scoperta di luoghi, in cerca del sapere. Un’altra cosa che amo di Berlino è la capacità di non annoiarmi, in qualsiasi situazione, questa città ha qualcosa da offrire, in più sono un amante della musica rock e per quanto riguarda la lista di concerti durante tutto l’anno c’è l’imbarazzo della scelta.

Non mi piace, invece, il modo che hanno i tedeschi di guidare, sono abituato in Italia dove tutto è molto più sbrigativo, qui a volte mi ritrovo impantanato nella lentezza e nel rispetto delle troppe regole, che effettivamente male non fanno, devo solo abituarmi. In ogni caso un po’ di elasticità in più da parte loro penso sarebbe l’ideale.

Raccontaci qualcosa della tua squadra attuale.

Della precedente stagione siamo rimasti in 5, i restanti 6 sono stati assunti quest’anno, siamo una squadra mista, composta da tedeschi e non, inoltre molti miei colleghi parlano anche italiano perché hanno giocato in Italia. Il nostro Paese, infatti, ha una buona nomina a livello internazionale per quanto concerne la pallavolo, abbiamo squadre, giocatori ed allenatori molto forti e riconosciuti a livello mondiale. Nella mia squadra attuale c’è uno spirito assolutamente positivo ed armonioso, anche durante l’allenamento, siamo sempre sereni ed uniti, anche perché abbiamo più o meno tutti la stessa età e ciò influisce secondo me positivamente nell’armonia generale.

Ti senti ben integrato nella società berlinese?

Adesso sì, all’inizio però qualche difficoltà l’ho incontrata, soprattutto per quanto riguarda la lingua, anche perché il tedesco non lo conoscevo e nell’inglese non ero molto afferrato. Ora invece con l’inglese sono molto migliorato quindi non ho reali difficoltà nel comunicare.

Hai riscontrato differenze sostanziali nel giocare in questa squadra rispetto alle altre in cui hai giocato?

Non vorrei essere cattivo, devo però ammettere che, anche se siamo una squadra molto forte, il livello non raggiunge quello molto alto dell’Italia o della Francia. Penso sia l’unica differenza sostanziale in quanto capita spesso di giocare in squadre miste ed il rapporto tra colleghi è quasi sempre ottimo, sia perché si è tra ragazzi coetanei, sia per necessità, la squadra deve essere unita e collaborare per dare il meglio di sé.

Qual è il tuo posto preferito dove hai giocato?

Padova senza ombra di dubbio, ci sono rimasto per 4 anni ed è stato bellissimo, forse è il sogno di ogni giocatore poter giocare a casa propria ed in serie A. Ad ogni partita c’erano 30/40 persone solo per tifare me, si respirava un’aria del tutto emozionale, ero un idolo agli occhi degli amici e dei tifosi. Tutt’ora, ad ogni mio rientro, tutto il paese da dove provengo è in festa. Ho un gran bel ricordo anche di Corigliano Calabro, è stata la mia prima stagione in serie A ed abbiamo vinto il Campionato. Ovviamente è molto importante anche il traguardo dell’anno scorso con il Berlin Recyclin Volleys di cui ho accennato prima.

Hai un posto del cuore a Berlino?

Mi piace molto la chiesa con il campanile bombardato – Kaiser Wilhelm Gedächtniskirche – in Charlottenburg. Guardarla mi rimanda indietro nel tempo e mi fa immaginare un po’ la storia di questa città.

Ti manca l’Italia?

Un bel po’. Casa rimane pur sempre casa, non a caso si chiama così. Certamente in Italia mi sento molto più parte della società. La scorsa estate abbiamo organizzato al mio paese, con amici, la < festa della birra>, con musica e tanto divertimento, e, dato che suono la batteria da diversi anni, alcuni miei amici mi hanno proposto di entrare a far parte di una cover band, il che è stato davvero entusiasmante per me, quindi, quando torno in Italia durante l’estate mi esibisco con loro e per me è un onore. Ecco questa è una cosa che mi manca e che mi porto nel cuore, è sempre stato il mio sogno far parte di una band ma le mie soddisfazioni come giocatore le ho, quindi va bene così.

Pensi di rimanere a Berlino?

Mi piacerebbe molto in realtà, ma ciò non dipende esclusivamente da me, io mi impegnerò e farò di tutto per giocare bene, ma è la società che prende la decisione finale, quindi al termine di questa stagione saprò se mi rinnoveranno il contratto o meno.

Com’è fare il giocatore come mestiere?

È bellissimo. Penso che in molti vorrebbero fare quello che faccio io, lavoro divertendomi, faccio ciò che mi piace e che mi rende felice. Mi ritengo molto fortunato perché amo il mio lavoro.

Cosa pensi della pallavolo?

La pallavolo è uno sport bellissimo, completamente diverso dal calcio, ed in questo sono contento di aver intrapreso la carriera di giocatore di pallavolo e non di calcio. Non condivido l’ossessione che c’è in Italia nei confronti del calcio, a suo confronto, non esiste altro sport, dalle emittenti televisive ai giornali, tutti parlano solo di calcio. Il bello è che diventa proprio uno stile di vita, anche i tifosi che si scontrano tra di loro così frequentemente, nella pallavolo e negli altri sport non esiste violenza. Il mondo del calcio a livello di educazione non istruisce, al contrario, la pallavolo mi ha insegnato a vivere, ad arrangiarmi, a rispettare. Il nostro è un mondo reale, non ho bisogno di recarmi scortato allo stadio per giocare, nel calcio, al contrario, è d’obbligo l’intervento delle forze dell’ordine. La pallavolo è un bello sport, come tutti gli sport, purché rimangano tali, e non solo motivo di business.

Autore: Enza Granato

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Enza Granato

Ciao, sono Enza Granato, ho 27 anni e vengo da Fasano, Puglia. Sono laureata in Scienze della Comunicazione e vivo a Berlino dal 2013. Nel tempo libero mi piace scrivere, dipingere e ballare. Parlo inglese, tedesco e spagnolo.

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