Per amare l’arte non bisogna necessariamente capirla, è sufficiente osservarla, restare immobili ad ammirare ciò che l’oggetto preso in considerazione vuole comunicare, le emozioni che nell’osservante vuole suscitare. Con i tempi contemporanei l’arte diventa a volte un punto di vista, questa parola così piccola ma carica di un animo tanto grande viene talvolta travisata, confusa, offesa e derisa, ma, c’è un’arte così bella che nessuno può confondere, questo i grandi maestri lo sapevano bene.
L’arte in sé si trasforma e muta con il tempo, mantenendo però sempre la sua vera essenza, ovvero quell’operare dell’uomo che realizza opere di espressione estetica mettendo in pratica conoscenze tecniche o spesso lasciando libero spazio alla creatività alimentando doti innate racchiuse nell’anima dell’artista. Dunque, sin dalla preistoria fino ad arrivare ai giorni nostri siamo circondati di arte, quanti musei ci sono sparsi in tutto il mondo, quanti artisti, conosciuti e non, hanno disseminato il pianeta delle loro opere. Grazie a ciò possiamo noi oggi apprezzarne ed impararne la vera essenza, disponiamo dei mezzi per studiare i fatti attraverso l’arte ma soprattutto per conoscere gli artisti che hanno segnato la storia.
L’abilità italiana nel fare poesia attraverso l’arte è sempre stata di un certo livello e per questo apprezzata e amata da tanti, soprattutto in tempi passati, dove sempre più opere venivano commissionate a pittori e scultori da eseguire per nobili famiglie o reali.
Diversi sono i musei che a Berlino espongono permanentemente opere di alto rilievo artistico, uno di questi è il Bode-Museum, completato nel 1904 durante il regno di Kaiser Guglielmo II e poi rinominato nel 1956 come il suo primo direttore Wilhelm von Bode. L’edificio era inizialmente destinato ad ospitare l’arte del Rinascimento europeo ma la guerra determinò la sua chiusura per oltre mezzo secolo, inoltre, la divisione della Germania portò il frazionamento delle opere suddivise tra est ed ovest che solo dopo la caduta del muro furono riunite, in più, durante gli anni della guerra queste vennero spostate nei bunker per poi esservi ricollocate ma, ahimè, durante l’incendio della Flakturm di Friedrichshain (complesso di costruzione a torri fatto di cemento armato per la conservazione di opere importanti durante la guerra) del 1945 dalle cause ancora non chiare, molte di queste vennero distrutte (tra cui anche dipinti di Caravaggio) infatti mancano oggi all’appello circa 1400 opere. Il museo è stato riaperto al pubblico nel 2006 e nonostante le varie vicissitudini i capolavori che il museo ospita sono moltissimi e spaziano dall’impero bizantino al medioevo, dal gotico al rinascimento, dal barocco al neoclassicismo.
È inutile dire che la bellezza delle opere ivi all’interno contenute è stravolgente, lo è ancor di più la mostra de “Le Danzatrici di Antonio Canova” presente purtroppo solo fino al 22 gennaio prossimo, è per questo che invito tutti gli amanti del genere ad accorrere a questo evento più unico che raro in quanto la presente esibizione è stata possibile grazie alla collaborazione di diverse strutture museali dato che solo la “danzatrice con i cembali” faceva già parte della collezione del museo, le altre invece vennero commissionate da varie case reali e per questo conservate in diversi altri luoghi. Grazie appunto anche alla collaborazione con il museo Canova di Possagno (TV) è possibile non solo ammirare le magnifiche statue di marmo, che sembrano prender vita in una danza sublime, ma anche godere della bellissima racconta di danzatrici dipinte su tela sempre appunto del grande Antonio Canova.
Il biglietto d’ingresso costa 12 € per gli adulti e 6 € il ridotto, inoltre per i posseditori del Berlin Pass l’ingresso è totalmente gratuito.
Maggiori informazioni:
http://www.berlin.de/museum/3109293-2926344-bodemuseum.html
Autore: Enza Granato