Ho conosciuto Archan diversi mesi fa, quando per caso mi sono ritrovata a seguire il suo profilo instagram e sono rimasta affascinata dalle sue opere e dalla leggerezza, vita ed energia che ne traspare.
A quell’epoca ci incontrammo in un locale vietnamita poco dopo che lui si era appena trasferito, e già allora era stato per me come un’iniezione di vita pura.
In occasione del Festival of Lights a Berlino, che ho visitato una settimana fa e che consiglio assolutamente di andare a vedere, (avete tempo fino a domani 14 Ottobre), vengo a sapere che alcune delle installazioni sono proprio sue, e quindi molto spontaneamente decido di intervistarlo per condividere con voi questa straordinaria personalità.
Ci incontriamo al café Bilderbuch a Schöneberg, Archan è come sempre di buon umore e risponde alle mie domande come un fiume in piena che decido di non fermare. Avendo pochissimo tempo per scrivere e pubblicare questa intervista entro la fine del festival, vogliate perdonarmi lo stile molto colloquiale 😉 .
Perché hai deciso di venire proprio a Berlino e cosa facevi prima in India?
“Il motivo per cui ho deciso di trasferirmi è nato durante un mio progetto chiamo”365 days of art”, durante il quale ho creato un‘opera d’arte tutti i giorni per tutto l’anno.
Quello che è successo durante quell’anno è che ho imparato tantissimo su me stesso, sulla mia psicologia e il suo funzionamento e i suoi flussi creativi in connessione con il cuore e l’energia.
Quello che ho realizzato alla fine del progetto, è che nel momento in cui tu esci dalla tua zona di comfort, ti espandi in maniera incredibile interiormente, cresci, maturi, e impari.
E per me questa è stata la parte più emozionante, perché il numero di cose che ho imparato in 365 giorni è stato molto più elevato di quello che ho appreso nei dieci anni precedenti.
Le nozioni non avevano solo a che fare con la parte tecnica, erano sulla mia persona.
E quando impari molto su te stesso, impari molto anche sugli altri, e sono stato quindi in grado di creare un’arte ancora più intensa.
Alla fine ho realizzato una cosa molto importante: finché ti muovi nella tua zona di comfort, tutto può essere molto bello, puoi avere una vita sicura, fantastica, ma è cosi …noioso!
Ma noi non siamo su questa terra per avere una vita noiosa, siamo qui per avere un viaggio eccitante, fare errori, esperimenti, e divertirci.
Durante quell’anno in cui ho creato un’opera di qualità al giorno, devo dire anche sotto una certa pressione, ho cominciato a smettere di lavorare usando la testa, e ho iniziato a lavorare utilizzando il cuore. Questo voleva dire esprimere in arte le sensazioni che arrivavano in quel preciso istante. Di conseguenza il mio lavoro è stato profondamente influenzato da questa esperienza e mi ha fatto capire che volevo farlo di nuovo. Questo non significava voler ripetere la stessa esperienza di creare un’opera al giorno, ma di uscire nuovamente dalla mia zona di comfort e vedere cosa sarebbe successo stimolandomi nuovamente in questo modo.
L’idea di trasferirmi in un altro posto mi è quindi venuta in quel periodo, mentre vivevo nella mia città e avevo una bella vita, una bellissima casa, la mia famiglia.
Non avevo nessun motivo per allontanarmi da quella situazione, ma in fin dei conti la vita è una! Perché non fare delle esperienze e vedere cosa succede, stare in un ambiente diverso, scoprire nuove cose?
A me non interessa tanto l’opera finale in sé ma il processo per arrivarci. E questo è influenzato dal rapporto che noi stessi abbiamo con la nostra mente e con la nostra identità . Quindi ho realizzato che se fossi uscito dalla mia zona di comfort avrei fatto un reebot di me stesso e questo mi avrebbe fatto conoscere e vedere cose da un’altra prospettiva e sfidarmi.
Prima di questo trasferimento il mio modo di creare arte era molto comodo, avevo il mio studio e tutto già organizzato, e ora con il trasferimento è stato necessario reinventarsi.
Non sapevo in anticipo cosa avrebbe previsto il mio viaggio, ma io volevo essere in uno situazione di mistero, amo il mistero e la domanda su come sarà la giornata di domani. Io volevo essere in quello spazio.”
Ma perché hai scelto proprio Berlino, avresti potuto trasferirti ovunque.
“Tre anni prima ho fatto una mostra a Neukölln e in quel frangente mi sono innamorato di Berlino, delle persone che amano l’arte e amano sperimentare. Ma quello che mi ha colpito di più è stata la normalità con la quale in questa città vengono visti gli artisti, visto che Berlino ne è piena. Fondamentalmente qua non interessi a nessuno.
In India avevo un folto stuolo di fans e follower che seguivano i miei lavori, qui sono uno di tanti artisti e per me questa è stata la cosa che ha fatto la differenza.
Volevo stare in un posto con altri creativi dove essere creativo è normale, perché questo è l’unico modo in cui posso esprimere me stesso e sentire la mia voce. Inoltre mi sono innamorato di Berlino perché è una città cruda, reale, sporca, non è messa a lustro come altre città europee, non è artificiale.”
Cosa facevi prima del trasferimento?
“Un artista freelance e un illustratore, esattamente come adesso, con la differenza che mentre prima ero chiuso nel mio studio, ora ho un ufficio”mobile” e posso creare i miei lavori da un caffè, da uno spazio di co-working, da un parco. La città è fresca e bellissima e posso lavorare da qualsiasi parte io voglia.”
Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca?
“I tedeschi dovrebbero ridere di più e vivere più serenamente, non prendere la vita così seriamente. Sono molto strutturati e vogliono che le cose vengano fatte in un modo sistematico. Non li trovo flessibili, anzi alquanto rigidi.
La prima cosa che no notato è che sono molto diretti, ti dicono le cose in faccia sia che ti piaccia o meno. Non riescono a elaborare troppe informazioni tutte insieme, se gli dai troppe nozioni in una volta (con la velocità con cui parla Archan me lo immagino vivamente questo processo ndr), si confondono e si frustrano di conseguenza.
Noi indiani (e la stessa cosa vale per gli italiani), veniamo da posti dove ci sta molta famiglia, cultura, cibo, dramma, quindi il nostro cervello è abituato ad assimilare molte informazioni. Noi amiamo il dramma, amiamo avere gente intorno, amiamo fare cose senza senso, amiamo il pettegolezzo. I nostri cervelli sono già quindi un po’ pazzi. I tedeschi invece sono esattamente l’opposto, sono seri, più limitati in questo senso: o sei A o sei B.
La seconda cosa che ho notato che hanno veramente bisogno di essere più leggeri, di ridere di più, non so forse dipende dalla storia.”
Forse dipende anche dal quartiere dove vivi? (Wilmersdorf)
“No, ho conosciuto tanti ragazzi tedeschi giovani, gentili e di mente molto aperta, anche loro non ridono abbastanza.”
La cosa di Berlino che ti affascina di più
“La cosa che più mi affascina è imparare a vedere nuove prospettive, a vivere la vita secondo nuovi usi. Un esempio pratico: quando vado in India in un ristorante ordino i piatti uno alla volta, durante il pasto stesso. Qui invece bisogna ordinare tutto in una volta e se non lo fai, li frustri.
Per me queste piccole cose mi hanno dato una grande visuale sul vedere le cose da prospettive diverse, vedere la vita da prospettive diverse. Questa è la cosa che più mi affascina. Non me lo sarei mai aspettato.”
Cosa non ti piace di Berlino?
“Sono così nuovo qua che è difficile trovare qualcosa che non mi piace. Se proprio devo dirne una è la poca abitudine delle persone a cucinare da soli a casa. Li vedo moltissimo comprarsi dei pasti pronti al supermercato.”
La cosa che più ti manca dell’India
“Mi manca la cucina, soprattutto lo street food.”
Cosa che sei felice di aver lasciato?
“La massa di gente che sempre ti circonda in India. Quando ci sono troppe persone mi sento disorientato. Quando sono arrivato qui mi sembrava quasi un posto vuoto, ma anche questa è di nuovo una questione di prospettive, essendo abituato ad avere sempre tantissima gente intorno.”
Cosa ti piace dell’India?:”è una città ricca di cultura e natura, piena di regali, festival, food, la diversità.”
Cosa non sopporti dell’India?:”lo smog e il fatto che la gente non sia abbastanza intelligente da capire il problema dello smog.”
Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?
Non ho mai assaggiato cibo tedesco fino ad ora, quindi il mio cibo preferito è cibo thai e vietnamita e le falafel, amo quelle fatte da Yarok -(ristorante siriano nella Torstr.) .”
Qual è il tuo posto del cuore a Berlino?
“Schlachtensee”
Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?
“Di essere pronto a sentire e vedere storie pazze, scioccanti, è una città completamente imprevedibile dove qualsiasi cosa può succedere in qualsiasi momento. Siate pronti per le sorprese.”
Quale pregiudizio verso gli indiani dovrebbero abbandonare i berlinesi?
“Che il nostro cibo è sempre super speziato e che mettiamo il curry o il cumino ovunque. Invece il nostro cibo è così vario!”
E quale pregiudizio verso i tedeschi bisognerebbe abbandonare?
“I tedeschi non sono così freddi come si dice, anzi sono persone in genere molto gentili. Ma lo sono come tutte le altre persone nelle altre nazioni. E li trovo molto onesti, dicono le cose come stanno. Preferisco questo modo a volte duro di dire la verità che una falsa diplomazia di altre nazioni.”
Tre cose da avere/essere per vivere felici a Berlino
“-Una famiglia. Non deve essere necessariamente una famiglia nel senso tradizionale. L’ importante è circondarsi da persone amate, che siano familiari o amici. Perché loro ti daranno l’energia per andare avanti
-Esplorare la cultura del cibo
-Andare ad eventi a caso. Incontrare gente, conoscere le loro storie. Se fai questo ti succedono le cose più strane e incredibili.”
Vuoi aggiungere anche una cosa materiale a questa lista?
“Si, un bell’appartamento o un agente che ti aiuta a trovarne uno.”
Raccontaci della tua esperienza con Festival delle Luci
“Quando due anni fa ho visto per la prima volta il Festival delle Luci ho deciso che volevo far parte di questo progetto.
Non lo avevo visto di persona, ma solo online. Quando mi sono trasferito qui li ho subito contattati e gli ho mostrato i miei lavori, che gli sono subito molto piaciuti.
È stato tutto molto semplice ed efficace. Loro sono un piccolo team di persone molto alla mano, incredibile pensare che dietro ad un progetto cosÍ grande c’é un gruppo così piccolo. Mi hanno mostrato i monumenti che avevo a disposizione e mi hanno dato carta bianca.”
Come ti sei sentito la prima volta che lo hai visto in scena?
“La mia famiglia era completamente fiera, io invece alla prima visione ho subito notato che c’erano delle cose che andavano migliorate e cambiate ed ero focalizzato solo su quello.
Abbiamo fatto dei miglioramenti, e dopo esserci ritornato con i miei amici potevo finalmente essere fiero e grato e felice di avere così tanta gente intorno che mi supporta. Tutto ciò mi da la motivazione di continuare a lavorare duro.”
Quali sono i piani per il futuro col festival delle luci?
“Ho già proposto le mie idee per l’anno prossimo e spero tanto che le accettino. Desidererei poter lavorare sulla torre della televisione, sulla porta di Brandeburgo e sul duomo .
Archan è stato un piacere ascoltarti, un’infusione di vita ed energia pura.
Per chi vuole vedere o addirittura comprare l’arte di Archan (che a me mette personalmente il buon umore ed è alla portata di tutti) consiglio di visitare i suoi due siti .
https://www.instagram.com/archannair/?hl=it
https://www.archann.net