“La fanciulla da Anzio” è uno dei nostri orgogli archeologici nazionali; sembra infatti che l’Italia detenga il primato quantitativo e qualitativo in termini di patrimonio storico-artistico mondiale.
Si tratta di una statua in marmo proveniente dalla villa dell’Imperatore romano Nerone, appunto ad Anzio ed è ora conservata al Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo in Roma (…e meno male, perché stava per essere comprata dagli americani). E’ un singolare capolavoro, che esprime grazia e movimento, sembrerebbe -secondo gli storici dell’arte- trattarsi di una sacerdotessa appartenente a un corteo sacro
Di recente ho incontrato anche in Germania un’altra fanciulla originaria di Anzio, una donna piena di grazia e movimento con qualcosa di sacro dentro: Roberta Mancino.
E’ una sportiva e modella italiana: una paracadutista specializzata nelle discipline di: freefly, freestyle e wingsuit, cioè -per quest’ultima- volo in tuta alare per librarsi nei cieli come uno scoiattolo volante, trasformando la velocità data dalla forza di gravità in planata sul flusso d’aria. Pratica anche il cd. B.A.S.E. jump, senza e con tuta alare: si tratta di salti estremi, perchè eseguiti da montagne o grattacieli e quindi da tutt’altre altezze rispetto ai lanci dall’aereo, che richiedono non solo particolare abilità e prontezza di riflessi, ma scontano anche il rischio di minor altitudine e quindi del minor tempo per aprire la sacca del paracadute. Pionere del B.A.S.E. è stato peraltro proprio un italiano, il sardo Giovanni Carta (“The Birdman”, operaio, carpentiere, paramedico, pilota di aerotrasporti e Croce di guerra al valor militare per parte americana nella Guerra in Vietnam, l’uomo che parlava con una ciambella per le strade di Alghero).
Per l’attività di modella, potete ammirare la Mancino su tutti i media: Facebook, Instagram e You Tube, troverete da intriganti scatti per riviste patinate a incantevoli foto in mare mentre nuota tra mante, squali ed altri animali, fino a ogni genere di evoluzione in aria con i meravigliosi abiti di Roberto Cavalli, nel tunnel del vento persino coi tacchi dodici di Jimmy Choo…non mi ricordo più come ci fa ad atterrare al suolo (forse se li toglie, ma come fa a manovrare i comandi della vela del paracadute e soprattutto dove se li mette i tacchi ?! un’arma impropria), tanto è una situazione incredibile per la sottoscritta, quanto lanciarsi come mamma’ t’ha fatto e lo zainetto sulle spalle…’na gianna lassù in quota, oltre lo sbatacchio…
E adesso viene il bello, cioè l’incontro del terzo tipo tra la sottoscritta e la nota sportiva e top model, sogno erotico di molti uomini, eroina di molte altre fanciulle. Seguo un’amica a me molto cara in una drop, cioè un centro di paracadutismo sportivo, Go Jump vicino Berlino, a Gransee, facilmente raggiungibile col trenino extraurbano per pochi euro, poi vi viene a prendere là il pulmino del centro. Al cd. Manifest (ipertecnologico) incontro Roberta Mancino, che si sta pesando sulla bilancia per i controlli di rito finalizzati alla scelta della vela ecc.: la nostra beniamina si lamenta di aver mangiato troppi manicaretti di Mammà in Italia e quindi ha + Kg. 3 addosso; “annamo bene“, penso, poi tocca a me e ne ho + 10 di kg.! Vabbè andiamo oltre.
Ai primi di luglio si è svolto infatti a Go Jump un boogie, cioè una festa skydive lunga un week-end o più in cui paracadutisti di ogni dove si riuniscono per volare, imparare e divertirsi tutti insieme, in questo caso c’era la “Italian week” e questo mi ha molto inorgoglito.
La mattina seguente al mio arrivo, mi sveglio con lo stridere delle rondini fuori della roulotte e sento un bel freddino, circa 12 C° (non vi dico di notte), mi dirigo verso l’hangar e trovo la Mancino col piumino leggero, avrebbe la pretesa di inserirlo sotto la sua tuta da lancio, bella guainata, ma non è cosa: “Se non ti offendi, ti presto la mia maglia…non è ascellata, l’ho appena messa, è pulita…“…si fa una risata e accetta la magliettazza del supermercato Lidl made in China “…ma te l’ascello io!” replica…penso tra me che è pure tanto simpatica e che il nostro orgoglio italiano sta proprio bene con tutto, dall’abito firmato e chicchettoso di alta moda alla mia cineseria da quattro soldi; giudicate voi.
Seguo, da ignorante, i suoi briefing e debriefing, le sue meravigliose evoluzioni e il passo leggero con cui atterra e mi emoziono tanto, anzi mi inorgoglisco nuovamente quando vedo da un lato la semplicità con cui si rapporta con gli altri,
dall’altra la considerazione e il rispetto che tributano gli uomini stranieri, perché stanno tutto orecchi a sentirla e a imparare…ecco guardate questa immagine con questo cristone nordico altissimo, che nemmeno c’entra in foto, uno dei più devoti seguaci dell’evento: non si perde una battuta di Roberta
Stessa religiosa devozione è tributata, là a nord, ad altro nostro sportivo e innovatore italiano nel settore, l’atmonauta Marco Tiezzi, apprezzatissimo in Germania: lo segue nel briefing preparatorio al lancio persino una paracadutista cubana, madre di una bellissima bimba che tiene in braccio nel mentre; ma come sapete preferisco parlare di donne.
Roberta si lancia parecchie volte, perdo il conto, perché a un certo punto mi ricordo che voglio ricamare a punto a croce un bavaglino per la nascita a breve della pupa di un istruttore di tunnel di queste parti.
Insomma mi becca in sdraio sotto al sole intenta nell’opera, si siede accanto a me e parla un po’: “Ma che stai a fa’? Ma chi sei?” ed io: “Sto ricamando a punto a croce un unicorno…beh sono pure un po’ Donna Cesira lava & stira, tengo famiglia, Robbè“. Percepisco che è divertita dalla cosa, poi il nostro discorso prende la solita piega da normalissime donne, fatta anche di creme per il viso, di uomini (ha prospettive decisamente internazionali), di gruppi sanguigni (lei zero negativo, io zero positivo), di tutela della natura e degli animali, di cosa mangiare e quindi un poco di cucina. Le chiedo se sa cucire e mi risponde che insomma se la cava, rammenda le tute del suo ragazzo che fa swoop (una disciplina del paracadutismo). Mi parla anche un po’ della sua famiglia in Italia e del battesimo di un parente e io penso tra me che per fortuna il successo non le ha dato alla testa a quanto sento: anche per me la famiglia è molto importante; sì per carità i media, le foto, le medaglie, ma alla fine dei giochi che ci rimane, se non gli affetti !? Anche quelli degli amici ovviamente, tanto che una sua fedelissima amica americana è al seguito di Roberta, anche qui in Germania, simpaticissima.
E’ chiaro che non può parlare con la sottoscritta di raffinatezze del paracadutismo e degli alti livelli raggiunti nella sua carriera, però la seguo sulla chimica, quando mi dice che stai talmente a mille in quei frangenti, che poi a metabolizzare il decadimento dell’adrenalina è dura…anche a me è capitato in barca a vela dopo vari corsi di due settimane di 10 ore al giorno di sport con venti tesi e flagellanti nelle Bocche di Bonifacio, tornare a casa e stare sul moscetto andante e in questo la capisco benissimo, perché c’è sempre un punto di incontro, pur tra persone molto diverse.
In seguito nell’hangar, tra un saltin e l’altro, mi fa vedere un sacco di suoi video, specie quelli in tuta alare e devo dire che, quando va in perfetta rotazione, mi ricorda tanto quelle bamboline dei carillon: meraviglia e mi emoziono tanto! Poi si siede accanto a noi un’altra amica turco-tedesca, che lavora, nel mondo della moda e così si parla anche di vestiti e delle famose tute guainate e guantate per questo sport: Hilda è fierissima della sua tuta italiana, marca Tonfly, anzi commenta proprio come ne capite voi italiani in fatto di stile, nessuno mai, e devo dirvi che la cosa mi fa tanto piacere, ancora una volta siamo stimati e ammirati per un nostro prodotto e qualcosa di bello.
La sera mi ritrovo seduta a tavola gomito a gomito tra Roberta e una portentosa istruttrice AFF tedesca, continuiamo a chiacchierare in un miscuglio di lingue (‘na faticaccia per me passare dall’inglese al tedesco) della nostra Italia fatta di tante belle realtà e persone, tra cui l’aver avuto lo stesso istruttore, poi mi propone di smezzarci un tiramisù e me la rido di gusto, perché per fortuna quei famosi tre kiletti in più della Mancino sono di cervello. Ci salutiamo con l’intesa di rivederci a Hurricane Factory Berlin: lei volerà là col corpo istruttori, io andrò a salutare un pezzo del mio “Zuhause” (che traduco come Casa, il luogo dei tuoi affetti) a Berlino, dove mi sento sempre rilassata, in ciabattielle. Roberta conosce i miei bambolotti, è affettuosa con loro mentre giocano nel tunnel con un enorme palloncione celeste… e mi dice “eh sì, so’ proprio bellini“. Che meraviglia vedere danzare Roberta nel cilindro di cristallo con: la mia istruttrice preferita Anna da Israele, con gli istruttori da Tatralandia Jakub e Lukas, con Basti giovane promessa del paracadutismo tedesco e con Hilda che prova le posizioni del Freefly.
Che vi devo dire !? Adrenalina e ossitocina, secondo me, posso essere grandi amici, per cui è da ritenersi ampiamente superato il commento offerto a Rosina Ferrario, prima aviatrice col brevetto in Italia (1913) dall’eroe di guerra, maggiore Carlo Piazza: “Tutte le mie più vive congratulazioni, Signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice!” Abbiamo tante eccellenze italiane che si sono fatte valere qui a Berlino, anche in campo sportivo e quindi che il flusso sia sempre con Roberta Mancino, italiana tra i cieli e i mari del mondo.
Autrice: Violetta
DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli