Si è tenuta ieri la premiere del primo film tedesco in gara: “Transit” di Christian Petzold, un dramma di rifugiati ambientato nel 1944, tratto dal romanzo di Anna Seghers.
La prima cosa che balza subito agli occhi è come l’ambientazione sia moderna: nulla sembra suggerire che ci troviamo nel 1944, come nell’intento del regista. In questo modo la storia acquisisce un carattere universale e rimanda agli eventi odierni, dove ci sono ancora persone che scappano da Paesi in guerra.
Il film è fatto di incontri-scontri: il protagonista Georg arriva da Parigi a Marsiglia rubando l’identità di uno scrittore morto, Franz Weidel. Grazie a lui riesce ad avere i documenti per rifugiarsi in Messico. E proprio durante le sue visite ai vari consolati Georg intreccia la sua vita con altre persone che condividono un po’ la sua stessa sorte. Piano piano, conoscendo una persona dopo l’altra, incontra finalmente anche Marie, una presenza costante e sfuggente dell’intero film, a cui Georg risulterà legato più di quanto credesse.
“Transit” è un film che parte in sordina: le prime immagini rappresentano una città confusionaria, dove i raid si susseguono. Con l’evolversi della storia il ritmo si fa più avvincente e vari colpi di scena infittiscono la trama del film di Petzold. Sembrerebbe quindi che ci possano essere buone chance per questo film di aggiudicarsi qualche premio.
Il Festival però è solo all’inizio e i giochi sono ancora aperti. Intanto oggi si prosegue con la premiere del film italiano in gara, “Figlia mia”.
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Autrice: Valentina Lo Iacono