“Mother is the name of God on the lips and the hearts of all children” Erik Draven
Come noto, Erik Draven è il protagonista del film dark americano “The Crow” (1994), ma forse non è altrettanto noto che l’abitudine di festeggiare la mamma, la seconda domenica di maggio, nasce proprio in America, ai primi del ‘900; in realtà come giornata di lutto per le madri che avevano perso i loro figli al fronte della guerra civile.
La maternità è qui espressa come qualcosa di divino, che si radica nell’interiorità del bambino e si estrinseca anche nella parola. Ed invero, spesse volte nei bambini, la prima parolina è “Mmmamma” o quanto meno così amano pensare le madri, specie quelle italiane.
Per la madre italiana infatti il sentimento è reciproco, tanto che troviamo – a riguardo- vari proverbi ed espressioni colorite, soprattutto nel sud Italia, del tipo:
“Ogni scarrafone è bello a mamma soja” o “i figli so’ pezzi i core“.
Cosa accade in Germania?
Oscialliamo tra un grazioso spot pubblicitario dei prodotti cosmetici della Nivea, in cui un simpatico frugoletto decanta le lodi della sua futura mamma a le dure tematiche affrontate dal famoso gruppo metal germanico. Ed ora lo so cosa penserete: “Questa s’é fissata coi Rammstein…“…la mia risposta è: “Sì, altamente probabile“, ma non ho potuto fare a meno di notare una canzone dei poliedrici sei giovincelli intitolata appunto “Mutter“.
Se la melodia è quasi epica e ripetitiva, il testo è invece piuttosto complicato, a mio avviso, poiché tratta in modo ambiguo o quanto meno ambivalente sia la tematica dell’abbandono :
« Ich durfte keine Nippel lecken
und keine Falte zum Verstecken,
niemand gab mir einen Namen».
« Non ho potuto leccare nessun capezzolo
e nessuna piega per nascondermi,
nessuno mi ha dato un nome»,
sia quella dell’inseminazione artificiale:
« gezeugt in Hast und ohne Samen »
«generato in fretta e senza seme »
C’è, invero, un antefatto storico, ovverosia che la voce solista di Lindmann e di Krupse, altro musicista del gruppo, hanno avuto un’infanzia infelice ed un cattivo rapporto con le loro madri. Non parrebbe comunque che si siano liberati del cd. complesso edipico, tanto che addirittura viene intitolato un album sotto il nome “Mutter“, problematica che comunque trova una sublimazione nella musica.
L’abbandono ha come pendant l’accoglienza, qui in famiglia adottiva ad esempio, e l’Italia a tale riguardo si è sempre distinta per un maggior tasso adottivo rispetto alla Germania, seppur ultimamente si registri in assoluto una flessione delle adozioni dovuta agli alti costi relativi per tutto l’iter burocratico.
In tema di maternità, ricordo un articolo dello psichiatra italiano Vittorino Andreoli, letto molti anni fa, nel quale sostanzialmente teorizzava che il figlio nasce molto prima della sua generazione biologica, nasce cioè a livello psicologico nella mente della madre, allorché elabora un buon mix -auspicabilmente equilibrato- di bisogni individuali ed esigenze intime del bambino, proiettandosi su di esso.
Ecco allora che “… quella educativa è una relazione a due dove chi educa [n.d.r. madre e padre rispettivamente] e chi é educato non sono distinguibili e addirittura si possono cambiare i termini, anche se non i ruoli, che devono invece restare ben differenziati: semplicente, talora il figlio apprende dal padre e talora il padre impara dal figlio e quindi ne viene educato“. Vittorino Andreoli, “Lettera ad un adolescente”.
Questo apprendimento reciproco presuppone apertura mentale e dedizione all’altro, specie se più piccolo, indifeso e con minori strumenti cognitivi ed affettivi e quindi presuppone un grandissimo slancio verso l’altro, caratterizzato dall’intima esigenza di dare non solo supporto economico, ma energie affettive e psichiche.
E così non posso fare a meno di commuovermi quando:
- ascolto la mia compagna fiorentina parlare della sua avventura maternità;
- leggo i post su facebook della mia insegnante di latino preferita circa le conquiste ed anche gli allegri strafalcioni dei suoi alunni;
- vedevo la foto della mia trekkerista sarda preferita con la divisa da paramedico e con tanto di cerchietto con le antennine rosse per portare un sorriso in corsia ai bambini meno fortunati;
- partecipare l’impresa emotiva di una mia collega nell’illustrare per suo figlio in quadernino la storia personale del bimbo dalla nascita in un paese lontano all’arrivo in Italia.
Buona festa della genitorialità quindi !
Autore: Violetta
DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli