Racconto-Intervista.
Capodanno 2017 a Berlino: attendo la neve, che puntualmente arriverà dopo che sono tornata a Roma. Un pomeriggio, di quelli che la memoria trasforma in meraviglie –luce del primo pomeriggio, aria tersa e cristallina, clima festoso e luccicante- vado con mia sorella Ruth in un “bel posto”, mi preannuncia lei. “Pensa! Una pasticceria che fa anche panettoni vegani su ordinazione!”. Con la macchina arriviamo in una piccola via, tipicamente e adorabilmente berlinese: con i marciapiedi più larghi della strada.
La vetrina è piccola ma ben allestita: splende dei colori rosso e oro delle festività e, già da fuori, fa venire l’acquolina in bocca. Entriamo:
Giorgio Mecca , a Berlino dal 4 febbraio 2013
Perché hai deciso di venire a Berlino, e cosa facevi prima in Italia?
Sono arrivato senza grandi intenti. Insieme ad un grande amico abbiamo deciso di trasferirci a Berlino dopo una mancata visita nell’estate del 2012, poiché eravamo interessati alla vita underground berlinese e alla club culture della città.
In Italia ero un pasticcere. Sono partito pur sapendo che non avrei seguito tale mestiere: mi sarebbe piaciuto di più poter far parte della scena musicale underground berlinese.
Ma poi mi sono accorto che mi mancava fare i dolci e a Berlino, ho scoperto, non c’era il “mio” concetto di pasticceria, quella che io chiamo “minimalità”, che ottenevo con prodotti completamente diversi rispetto a quelli che ho trovato qui: anche un ingrediente naturale come l’acqua è diverso qui a Berlino: in qualche modo mi sono reinventato. I miei principi sono pochi ma saldi: qualità, bontà, tradizione; non sono rigido sulla tradizione, la seguo ma non troppo. Ma al tempo stesso credo che non vada mai scordata, perché se si scordano le tradizioni si scordano le origini
A distanza di quattro anni ho capito che avevo solo bisogno di nuovi stimoli per farmi tornare la creatività in quello che era il mio mestiere di partenza.
Quindi Berlino ti ha ispirato, in un certo senso, ma ti ha anche cambiato, come persona e come professionista. Cosa hai trovato di diverso a Berlino, tanto da volerci restare?
A Settembre dei 2016, all’età di 26 anni e dopo più di 3 anni in terra tedesca ho deciso di aprire il mio primo laboratorio di pasticceria. Dopo una lunga ricerca ho individuato un locale adatto a Prenzaluerberg.
È una piccola pasticceria sulla Erich Weinert str 3: la tecnica di lavorazione e produzione è Italiana, anche se non mi reputo solo un pasticcere di dolci Italiani, in quanto non mi piace suddividere la pasticceria in base alla provenienza: la pasticceria, come la cucina è tecnica, studio e cultura: è giusto praticare la propria cultura ma è anche bello trovare, capire e provare magari sperimentando quella degli altri paesi. Creo dai mignon alle torte, in decorazione classica, moderna, in zucchero, lavoro il cioccolato e paste lievitate come panettoni e colombe che impasto con il mio lievito madre. Quindi se vi serve un dolce sapete a chi rivolgervi!
Berlino è libera anche troppo: ma mi piace anche questo eccesso.
Non c’è posto a Berlino che rimanga sempre uguale. Puoi andare sempre nello stesso posto percorrere sempre la stessa via ma c’è sempre qualcosa di diverso da notare; succede sempre qualcosa che ti colpisce, qualcosa che non ti aspetti: Berlino regala emozioni.
Sono venuto perché mi affascinava questa vita underground notturna, ed è stata questa “follia” a farmi rinascere dentro la passione per la pasticceria: in qualche modo la mia pasticceria è influenzata da questo aspetto così vivace della vita notturna di Berlino. Frequento ancora la vita notturna e non nascondo che mentre sono in giro la notte penso ai dolci. Naturalmente Berlino ha una vita che parte da qualsiasi cosa: anche stare seduto su una panchina è eccitante! Mi stimola la fantasia, e in ogni dolce c’è questo fremito
L’impatto con la mentalità tedesca ti ha creato problemi?
L’impatto con la mentalità tedesca non mi ha dato grandi problemi: mi piace, come già detto, capire e vedere le altre culture, sono aperto alle esperienze senza pormi troppi imiti. Sicuramente la lingua è stata ed è tutt’ora una delle più grandi difficoltà che si supera comunque studiando e frequentando gente del luogo. Diciamola tutta, è giusto rispettare la gente del posto partendo dalla comunicazione, non si può solo e sempre parlare in inglese in Germania.
Un’altra difficolta, che però ho incontrato durante l’apertura della mia pasticceria, è sicuramente stata la burocrazia. Questo credo sia la dimostrazione che Berlino stia cambiando: le regola che ho dovuto rispettare io, ho scoperto che non sono rispettate da tanti altri che hanno aperto prima di me.
Come la mettiamo con la nostalgia? E c’è invece qualcosa che non ti dispiace aver lasciato in Italia?
Dell’Italia la cosa che mi manca di più oltre la famiglia e i pranzi domenicali, sono le montagne. Cresciuto in un paesino del Canavese, a Torino ero solito vedere le montagne. Ho voluto portare qui la pasticceria italiana per gli italiani che vivono qui e anche per far conoscere ai tedeschi la cultura dolciaria italiana, che è di altissimo livello. Ne so qualcosa di pasticceria, e ilo connubio potrebbe essere interessante. L’Italia è anche qualità nella pasticceria che deve essere bella, elegante e trasgressiva. Il bello della pasticceria è questo: trasgredire la cucina.
Sono felice di avere lasciato la noiosa quotidianità e il senso di oppressione che l’Italia mi comunicava: vedevo tanta gente che si lamentava di tutto senza far nulla; ecco, quello non lo sopporto. Ogni volta che mi vedono continuano a dirmi la stessa cosa; te lassù sì che stai bene, e dentro penso: ma perché non lo fai anche tu?
Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?
Il mio cibo preferito a Berlino sono sicuramente i miei dolci. No, sto scherzando! In realtà non ho un cibo preferito qua, e non credo di averlo in altri luoghi. Mi piace il cibo, tutto, e a Berlino puoi mangiare quello che vuoi.
Qual è il tuo posto del cuore a Berlino?
Al 19^ piano della Gustavo Haus dove ho vissuto per 2 anni: un posto magico, anche se non si vedono le montagne. Mi mancano un sacco i meravigliosi tramonti che vedevo da lassù sopra la città insieme ai miei due ex migliori coinquilini, con cui ho instaurato un rapporto davvero bello e profondo. E poi lo Stattbad: il meraviglioso club a Wedding. Spero che qualcuno riporti alla luce quel posto.
Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?
Consiglierei di fare un salto a Berlino senza troppe aspettative o illusioni. È una città meravigliosa con pregi e difetti chiaramente, ma se si ha la voglia, la creatività e la testa sul collo Berlino ti può dare tanto e puoi fare tanto; Basta perseverare e non farsi abbattere dalle difficolta, e contenendosi nel fare Party….
Quali pregiudizi dovrebbero reciprocamente abbandonare, italiani e tedeschi?
Ci sarebbe un elenco lunghissimo da stilare, inquinato reputo dagli Italiani, me compreso: una popolazione che ama giudicare e che coltiva troppi pregiudizi. Tra quelli che mi vengono in mente, gli italiani devono abbandonare l’idea dei tedeschi freddi, e privi di anima, e anche del puntare il dito su colui tutto tatuato coi capelli blu che magari è il tuo direttore di banca. Qua conta chi sei non come sei.
Anche i tedeschi dovrebbero abbandonare questa storia degli Italiani tutti mafiosi.
Tre cose per essere felici a Berlino
Tre cose:
essere aperto mentalmente, avere la testa sul collo, e avere tanti vinili.
Io aggiungerei che se si vuol essere felici a Berlino, oltre ai tanti motivi che chi ama questa città conosce, oggi ce n’è uno nuovo: sperimentare la pasticceria di Giorgio Mecca. È un locale piccolo ma molto accogliente, con il laboratorio in vista alle spalle del bancone. Il clima ovattato amplifica, nel visitatore, le percezioni sensoriali. La vetrina e il bancone non sono carichi, sicché è possibile guardare bene ogni singolo dolce, e questo è il primo elemento di felicità: i dolci della pasticceria Giomecca sono belli da vedere, e l’occhio apprezza i colori armoniosi e le forme e manda alla sfera del gusto un messaggio chiaro e forte: ASSAGGIAMI! E questo si può fare senza tante preoccupazioni, perché le porzioni non sono eccessive, cosa che permette al palato di deliziarsi con i sapori, riconoscendoli e apprezzandone la bontà. C’è differenza tra un prodotto preparato in serie e un prodotto che è un pezzo unico. Il lavoro artigianale di Giorgio Mecca (avrete tutti capito che il nome della pasticceria è una crasi del suo nome e cognome), la sua attenzione al singolo prodotto, la sua costante ricerca di ingredienti “giusti”, danno a chi visita il suo “posto magico” un carattere tale che chi entra una volta, poi, vorrà tornarci sempre.
Ps: il negozio di Giorgio è all’interno di un circuito internazionale di imprese che offrono sconti e vantaggi ai loro aderenti. Se volete saperne di più su questo circuito contattatemi : ruth.stirati@berlinitalypost.com
Pasticceria Giomecca
https://www.facebook.com/GiomeccaPastry/
Erich Weinert str. 3
Prenzlauer Berg, Berlin, Germany
Orari di apertura:
lun-ven 10:30 – 19:00
sabato 11:00 – 18:00
domenica: chiuso
Autrice: Giulietta Stirati