“ANGELA, NILDE, POLLYANNA UND DIE STADT”

“ANGELA, NILDE, POLLYANNA UND DIE STADT”

Lunedì sera 19 dicembre scorso ero a cena, a Roma, con una collega per parlare di lavoro ed altre amenità fra donne. Avevo settato i due cellulari, tedesco ed italiano, in modalità silenziosa, quando hanno iniziato a vibrare entrambi all’impazzata…li ignoro per un paio di minuti, poi leggo il primo messaggio su facebook, dove ero stata taggata: “V., sono in ansiaaaaa”, rispondo: “Why ?” Pochi secondi dopo ho scorso tutti gli altri whatsapp provenienti da: Roma, Berlino, Perugia, Milano, Colonia, dagli USA e persino una mail da Singapore; ho letto quindi le notizie sui quotidiani on–line. Tutto dentro di me si è arrestato, ho chiamato la mia famiglia a Berlino, mi sono tranquillizzata, erano passati in quei luoghi appena trenta minuti prima, ho poi cercato di rispondere a tutti coloro che ci avevano pensati (Grazie !) e poi mi sono lasciata andare, mi sono scorse delle lacrime silenziose.

Tornando a casa mi sono ancora concentrata su me stessa, sulle emozioni, che a mio avviso vanno orientate, nel senso che va dato loro un orientamento ragionato per essere ancora più profondamente vissute e capite. Questa è una regola cerco di dare a me stessa. In un flusso di ricordi dal passato mi è rivenuta in mente la storia di Pollyanna ed un dialogo in particolare. Si tratta di un romanzo americano di Eleanor H. Porter, nel quale la protagonista Pollyanna Whittier, figlia di un pastore anglicano, è esempio di ottimismo consapevole e felicità sperimentata quotidianamente attraverso una serie di prove, che incontra sul suo cammino. Emblematico è, come accennavo, il dialogo tra la bambina ed il Reverendo Ford:
Reverendo Ford: E dimmi, tuo padre riuscì a risolvere il problema?
Pollyanna: Be’, lesse qualcosa un giorno che gli fu di grande aiuto.
Reverendo Ford: Nella Bibbia?
Pollyanna: No, una cosa qualunque letta chissà dove. La fece incidere qui, su questo medaglione. È il solo ricordo di lui. [Prova a leggere] «Quando vai in cerca del… male»… mi fa venire gli occhi storti!
Reverendo Ford: Posso? [Pollyanna annuisce]
«Quando vai in cerca del male nel genere umano aspettandoti di trovarcelo, senza meno lo troverai. Abramo Lincoln.»
Pollyanna: Era un presidente.
Reverendo Ford: Sì. Sì-sì, lo so. Ma non avevo mai udito queste parole.
Pollyanna: Nemmeno il babbo. In ogni modo, disse che gli davano da riflettere e che da quel giorno avrebbe cercato solo il bene nel suo prossimo.
”.

Ora va dato atto che la frase lì attribuita al presidente statunitense non fu mai da lui pronunciata e che la psicologia cognitiva ha stigmatizzato l’atteggiamento verso la vita della suddetta protagonista come “ottimismo idiota” o “sindrome di Pollyanna”, ma non voglio, in questa sede, soffermarmi su tali aspetti.

Questo dialogo mi risulta funzionale per fare qualche cenno a due politiche per me importanti ed ai fatti noti avvenuti a Berlino.
Nilde Iotti è stata, come sappiamo, una politica italiana: dapprima prese parte all’assemblea costituente, successivamente fu la prima donna ad essere stata nominata Presidente della Camera dei deputati per tre legislature nella nostra storia repubblicana. Si dichiarava atea.
Nella seduta d’insediamento del 12 luglio 1983 pronunciava queste parole:
Onorevoli colleghi, i prossimi mesi vedranno impegnato il nostro Parlamento in delicate decisioni di politica internazionale. Consentitemi di esprimere il più sincero auspicio che si sviluppino il rapporto ed il dialogo tra le grandi potenze e maturino con sollecitudine importanti decisioni bilaterali che escludano la installazione di nuovi missili nel nostro continente ed avviino un processo di pacifica coesistenza e di disarmo. L’Italia, anche per la sua collocazione storico geografica nell’Europa e nel Mediterraneo, può svolgere una preziosa opera che aiuti i processi di pace e di distensione, di collaborazione con i popoli che ricercano la via dello sviluppo e della emancipazione e che ancora conoscono il dramma della fame e della povertà.”.

Questa sua “sensibilità”, non solo proiettata al di fuori dei nostri confini domestici, ma anche orientata alla diversità ed alla ricerca dell’uguaglianza, può essere ben sintetizzata da un sua celebre frase, che mi è rivenuta alla mente la dolorosa notte di lunedì scorso: È necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è “altro” da noi..

Questo mio personale climax di emozioni e riflessioni si è sublimato in Angela Merkel e nel suo discorso tenuto in pubblico dopo la strage del mercatino di Natale:
Signore e Signori, questo è davvero un giorno difficile. Come milioni di persone in Germania sono molto scossa e triste per quello che è successo ieri sera a Breitscheid Plazt, a Berlino. Dodici persone che si trovavano al mercatino di Natale per i giorni di festa non sono più tra noi. Un atto barbaro e crudele ha rubato la vita di queste persone. Quasi cinquanta persone sono rimaste ferite e noi preghiamo per la loro salute. Penso a tutte queste persone e a loro va la mia solidarietà e le condoglianze alle famiglie delle vittime e ai loro amici. Desidero che voi sappiate che noi tutti, l’intero Paese siamo con voi, con le persone colpite, speriamo che tutto si risolva  e che venga trovato il colpevole. Ringrazio tutti quelli che ieri sono intervenuti: i poliziotti, i pompieri, i medici e il personale sanitario. Grazie per il lavoro duro e impegnativo, che avete dovuto svolgere ieri sera. Penso agli uomini e alle donne che da ieri sera stanno investigando su quanto accaduto ieri sera. Mi fido di quello che stanno facendo. Risaliremo alla dinamica dell’accaduto e chi è responsabile verrà punito duramente in base alla legge. Non sappiamo ancora bene i dettagli, ma sappiamo che è stato un atto terroristico. Sarebbe particolarmente dura per tutti noi se fosse confermato che questa persona era un richiedente asilo in Germania. Sarebbe intollerabile per tutti i tedeschi che aiutano i rifugiati quotidianamente e per tutte le persone che hanno davvero bisogno del nostro aiuto per integrarsi nel nostro Paese. Sono in costante contatto con il Presidente della Repubblica, col ministro degli Interni e col sindaco di Berlino. Riuniremo il gabinetto di sicurezza in mezz’ora e ho invitato tutti i capi delle agenzie di sicurezza per valutare lo stato delle indagini e le possibili conseguenze di quello che è accaduto. Stasera sarò presente a Breitscheid Plazt insieme al sindaco e al ministro degli Interni, per rendere omaggio alle vittime. Milioni di persone questa mattina si sono chieste come si può vivere, sapendo che qualcuno può compiere un atto così barbarico, mentre si fa una camminata in un mercatino natalizio, dove si celebra la vita. Non ho una risposta semplice da dare. So solo una cosa e una cosa posso dire: che non possiamo e non vogliamo rinunciare a tutto questo. Noi non vogliamo vivere con questa paura. E anche se in questo momento è difficile pensarlo, dobbiamo trovare la forza per vivere come vogliamo in Germania: liberi, insieme gli uni con gli altri e in maniera aperta..

E così, per concludere, vorrei focalizzare l’attenzione su tutta la positività e l’energia di Berlino: “die Stadt”, “la città”, “ἡ πόλις”, anche in greco antico, sostantivo femminile in un video a me caro, perché esprime lo spirito di: Libertà, Apertura mentale, l’essere “Miteinandern”, “l’uno con l’altro” (“einer mit dem anderen”), come ha ben espresso questa Donna, la Cancelliera tedesca.

Autore: Violetta

DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli

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Violetta

Sono italiana e faccio su e giù tra Berlino e Roma dall'estate del 2014. Amo il mare, stare all'aria aperta, leggere ed imparare cose nuove, nonché viaggiare in compagnia. In BerlinitalyPost parlo di alcune "divergenze" percepite da un occhio italiano a Berlino; contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui a Berlino.

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