Questo è il titolo di un bel libro dello scrittore tedesco Wolf Erlbruch.
La critica dice trattarsi di un libro per bambini. A mio avviso è un libro con profondi messaggi ed insegnamenti di crescita spirituale: é adatto quindi anche agli adulti, che vogliono introdurre il concetto della morte presso i più piccoli in modo il più possibile sereno e riappacificarsi loro stessi con essa in un panorama a tratti un po’ confuso, costellato di angeli, paradisi ed altre immagini talvolta svuotate di significato reale o mal digerite.
L’anatra e la Morte si incontrano ed iniziano a dialogare, condividono alcune esperienze come: fare il bagno nello stagno, salire su di un albero, dormire assieme e poi si affezionano l’una all’altra. L’anatra e la Morte diventano infatti amiche.
Giunge poi l’inverno e l’anatra muore; la Morte se ne rattrista e accompagna la sua compagna di avventure per l’ultimo viaggio terreno sul letto del fiume, appoggiandole sul petto un fiore, un tulipano scarlatto, simbolo di amore perfetto tanto in Oriente quanto in Occidente, dell’intimità, della tenerezza. Del resto il termine “amico” ha la radica etimologica in “amor“. L’evento morte è qui qualcosa di naturale, cioè di esistente in natura e che accade nella vita di tutti i giorni, perché è parte di essa.
Da noi in Italia il culto dei morti è particolarmente sentito in Sicilia, dove la festa dei morti è vista come una festa gioiosa, dedicata soprattutto ad istruire i bambini. Come spiega infatti Antonio Fragale, esperto di tradizioni popolari siciliane: “Il primo novembre è la giornata in cui la società siciliana decide che occorre impartire ai bambini una educazione finalizzata al rispetto dei propri morti. Educazione tesa anche all’esaltazione dell’identità familiare (anche se poi a portare i doni non è “il nonno defunto”, ma “i morti” in senso generico). Da dove veniamo si può dire in tanti modi. Potremmo dire che è una festa dalle origini molto antiche che si basa sul concetto del dono.
Il valore educativo sta proprio nel rompere la soglia della paura col mondo dei morti. Cala la soglia di mistero tra i vivi e i defunti. Ai bambini si dice che i morti vogliono loro bene, non devono aver timore di coloro che gli portano in dono quello che di più bello possono desiderare: giocattoli e dolci. La “caccia al tesoro” del 2 mattina si chiamava infatti “cercare i morti/ trovare i morti”: tipica era la frase nel ritrovamento de “li cosi di morti”/i doni “Ccà su”/qua sono. Quella di “apparare i scarpi” consisteva invece nel sistemare le scarpe vecchie in un angolo della casa, o in tempi più antichi addirittura disseminandole per il paese, per ritrovarle la mattina colme di dolci o sostituite da scarpine di zucchero o addirittura nuove.”
Aggiunge il Prof. Fragale: “Il tutto si basa su quel concetto del dono che nella vita di tutti i giorni è resa con la frase “è solo un pensiero”
I genitori estrinsecano il loro amore dicendo che il regalo lo portano i morti, ma in questo modo veicolano anche il messaggio importante della tradizione e dell’appartenenza, insegnando loro a vivere un rapporto tranquillo con la morte. Lezione che, nella cultura siciliana, avviene anche tramite l’esorcizzazione di un luogo come il cimitero. Insieme ai bambini si vanno a trovare i propri cari al camposanto, anticamente addirittura si mangiava sulla tomba o nella cappella di famiglia, tradizione in seguito proibita da un editto papale, ma tuttora viva in certi paesi della Calabria. ”.
Per l’Italia segnalo la delicata pubblicazione della casa editrice Franco Panini, della serie “Come nasce”, per iniziare i più piccoli a questo discorso.
Autore: Violetta
DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli