“Penso che dove la gente tende a finire sia il risultato di una combinazione di incoraggiamento, caso, e fortuna. Come per molti altri, la mia carriera si è svolta così perché certe porte si sono aperte e certe altre si sono chiuse. Ad un certo punto ho pensato che sarebbe stato grande fare dei documentari. In realtà, ho scoperto che è incredibilmente difficile e molto dispendioso, e veramente non avevo il coraggio di continuare a combattere per quello. In un altro periodo, avrei potuto essere un accademico in un’università, se il sistema universitario fosse stato diverso. In definitiva, sta tutto nel trovare il miglior accordo tra i tuoi talenti e quello che il mondo può offrire in quel determinato momento.”
Credo che quello che sostiene lo scrittore svizzero Alain De Botton succeda più spesso di quanto immaginiamo e che molti, sia in Italia che all’estero, possano condividerlo.
Sicuramente descrive bene la storia di Serena Manno, 31 anni di Palermo, un altro esempio di chi ha lasciato un percorso per intraprenderne uno totalmente inaspettato.
Dopo aver conseguito una laurea specialistica in letterature comparate e culture post-coloniali a Bologna, Serena decide di iniziare un dottorato di ricerca, che però ottiene senza borsa di studio.
“Un dottorato senza borsa significa fare ricerca, partecipare alle conferenze, alle summer school obbligatorie, consegnare paper, aiutare i professori in determinati compiti, scrivere la tesi… tutto a titolo gratuito. Per mantenermi lavoravo come hostess in fiera a Bologna e davo ripetizioni. Senza contare che nel frattempo ho fatto tanti tirocini gratis sperando in un’assunzione mai arrivata, chiaramente”.
Nel 2012 Serena fa domanda al DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst) nell’ambito del suo percorso di ricerca, per una borsa di studio in Germania ma mentre aspetta la risposta comincia a inviare curricula a Berlino. Parla già il tedesco quindi trova lavoro e parte. Da lì a poco arriva anche la risposta del DAAD che le comunica che ha vinto una borsa di studio per soli due mesi, “ho rifiutato e ho tenuto il contratto, avevo bisogno di soldi” confessa, consapevole che in quel momento quella sia stata la scelta giusta.
Dopo 8 mesi inizia a lavorare da Zalando dove resta per poco più di anno, di Zalando ricorda un bell’ambiente, tanti italiani e il ruolo di assistente ai clienti di sicuro non la esalta, ma tutto sommato è fattibile e le permette comunque di restare a Berlino.
Poi arriva l’occasione, per caso, anche per lei, come per tanti atri. Si apre un’altra porta.
Serena accompagna il suo ragazzo alla sede della AOK per stipulare un’assicurazione sanitaria, gli fa da interprete e l’impiegata si mostra interessata al fatto che lei parli tedesco: “Sono stata semplicemente la persona giusta al posto e al momento giusto, di fatto ho affrontato un colloquio inconsapevolmente in quel momento e ho parlato con quello che sarebbe diventato il mio capo. Mi hanno chiesto quali lingue conoscessi ed è venuto fuori che avevano intenzione di assumere una persona che parlasse l’italiano per l’international service”. Per mesi non riceve nessuna chiamata, e quando poi la risposta arriva, Serena purtroppo deve operarsi al ginocchio da lì a poco ed è costretta a dire che non sarà disponibile prima di tre mesi…e loro? Loro la aspettano, “lo so, ha dell’incredibile, ma mi hanno aspettato”.
Serena inizia così questa nuova esperienza. Le chiedo cosa le piace del suo lavoro: “mi piace il rapporto diretto con le persone e l’intessere una rete di contatti, più lavori bene e più il network cresce. Collaboro con l’ambasciata, offro workshop per chi non parla tedesco e ho scoperto che parlare in pubblico, cosa che pensavo di odiare, poco a poco mi piace sempre di più”.
Ma cosa fa nello specifico Serena per l’AOK? “Io sono l’unica persona dell’international service non madrelingua tedesca, ricevo solo su appuntamento, e non sono allo sportello. Lavoro full time ma ho una grande flessibilità e questa è una cosa che apprezzo tantissimo. Mi occupo dell’acquisizione di nuovi clienti, soprattutto italiani ma anche spagnoli che non parlando tedesco trovano difficoltà al momento della stipulazione dell’assicurazione”.
Mi incuriosisce sapere se ha trovato difficoltà inizialmente e come è stato l’impatto con questa nuova realtà: “Il lavoro all’inizio non è stato semplice e ancora sto imparando molto, la difficoltà principale è stata prendere confidenza con dei termini tecnici inerenti a un tema del quale non avevo alcuna conoscenza. Nonostante il mio lavoro sia solo iscrivere nuovi clienti, a volte mi capita di seguire anche situazioni che non sarebbero di mia competenza, ma molti si rivolgono a me e io quando posso aiuto, ma non sempre posso garantirlo”.
Serena però non è soltanto il bel sorriso italiano che si cela dietro la AOK. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni, studia il portoghese, impara a suonare il contrabbasso e da perfezionista quale è continua a prendere lezioni private di tedesco.
“Berlino mi ha dato questa grande opportunità lavorativa però ho anche bisogno di sentire stimoli diversi per tenere la mia testa attiva, questa città offre tanto, per dire, qui posso affittare il contrabbasso e prendere lezioni di musica in una scuola pubblica pur ricevendo lezioni individuali”
Come chiunque provenga dal sud Italia anche Serena però sente la mancanza del mare, ed è quello che sogna nel suo futuro. Nel frattempo però si gode Berlino e fa tesoro di questa esperienza che sicuramente le garantirà anche possibilità lavorative altrove, se mai deciderà di cambiare strada, di nuovo.
Autore: Valeria Lucci