intervista a Paolo Zardo

Paolo-Zardo

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Intervista a Paolo Zardo di Udine, 40 anni d’età, vive a Berlino da 3 anni.

Perché hai deciso di venire proprio a Berlino?

In realtà è stato davvero un colpo di fortuna, ero a Copenaghen in cerca di lavoro quando un mio amico che viveva a Berlino mi invitò nella capitale tedesca per distrarmi un po’ e perché no anche lasciare qualche curriculum qua e là, e per una combinazione di fortuiti eventi nell’arco di quattro giorni trovai lavoro.

Cosa facevi prima in Italia?

Principalmente ero alla ricerca di lavoro come architetto indipendente, nel frattempo studiavo jazz in un conservatorio dato che la musica è anche una mia passione; suono la chitarra da quando sono piccolo.

Raccontaci qualcosa della tua attività qui.

Lavoro per uno studio di architetti, nel contempo sviluppo anche mie idee e progetti per aggiornare il curriculum. In questi tre anni a Berlino ho elaborato personalmente tre progetti: una villa a basso costo fuori Berlino, una chiesa in un bosco a Rügen ed un cottage di montagna nella Baviera. Nel mio lavoro aspiro all’eccellenza e mi piace ricercarla in qualsiasi cosa io faccia o studi.

Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca?

Per certi aspetti abbastanza positivo, dato che ho avuto la fortuna di incontrare delle persone che mi hanno aiutato ad inserirmi nel contesto berlinese. Per altri versi è stata un po’ dura perché riguardo determinate cose ho notato poca apertura mentale, il che stride un po’ con la multi-culturalità cui tende Berlino; inoltre, per esperienza personale, le critiche anche se costruttive, in determinati contesti, tendono ad essere guardate con occhio differente.

La cosa di Berlino che ti affascina di più? E cosa sopporti meno?

Amo l’estrema diversità culturale, la Storia che questa città porta con sé e tutti i retroscena dark che hanno composto e che caratterizzano tutt’ora Berlino. Mi piace l’architettura in generale, soprattutto quella degli inizi del ‘900 ed inoltre trovo molto interessante le mille varie situazioni che la città offre.

Quello che sopporto meno  è l’epidemia della “Low Culture”, penso sia, in determinati settori, una tendenza a portare verso il basso, una finta trasandatezza, povertà; quando lavoro su qualcosa prendo sempre riferimenti internazionali di alto livello per potermi migliorare e dire sempre qualcosa di nuovo e personale. Penso che in questa città ci sia molta bravura a livello tecnico,informatico e tecnologico ma poca creatività, le cose spesso non risaltano e non dicono ciò che una città dinamica ed in continuo cambiamento come questa fa vedere.

La cosa che più ti manca dell’Italia? Cosa invece sei felice di aver lasciato?

Mi manca il cibo, i miei genitori che mi hanno sempre supportato in questi anni di ricerca professionale e creativa, mi manca l’architettura, suonare con i miei amici musicisti, chiacchierare con i miei amici architetti ed una serie di attività culturali ed artistiche che qui tutt’ora ricerco.

Sono invece contentissimo di aver lasciato dietro tutta quella specie di politica che professano di fare in Italia, ma che tutto è tranne che politica, la televisione e il non rispetto per le professioni. In Italia non hanno ancora capito che fare il musicista è un lavoro a tutti gli effetti e che la figura dell’architetto è ben distinta da quella dell’ingegnere o del geometra; inoltre ultimamente si era diffusa l’epidemia del commissionare lavori senza poi pagare.

Qual è il tuo cibo preferito a Berlino?

Mi piace molto il Bockwurst, chiaramente un classico a Berlino, le cheesecakes, ci sono dei posti dove le fanno buonissime, e la Soljanka suppe, ovvero una zuppa molto ricca proveniente dall’Europa dell’est ma che comunemente si trova anche qui.

Qual è il tuo posto del cuore a Berlino?

È sicuramente Auguststraße, la si trova in Mitte e mi piace molto perché oltre ad esservi vari luoghi culturali come gallerie d’arte e librerie, vi è situata una delle mie pasticcerie preferite, Princess cheesecake.

Cosa consiglieresti a chi sta per trasferirsi a Berlino?

Senza dubbio consiglierei di imparare il tedesco ancor prima di venire a Berlino, anche a costo di rimandare la partenza, è meglio arrivare qui già con un bagaglio linguistico che permette sicuramente di muoversi e di agire con più tranquillità e sicurezza.

Quale pregiudizio verso gli italiani dovrebbero abbandonare i berlinesi? E quale pregiudizio verso i tedeschi dovrebbero abbandonare gli italiani?

Credo che i tedeschi, in generale, dovrebbero smetterla di associarci a Mafia, Berlusconi e Mamma Mia (gesticolando), siamo molto di più di queste sciocchezze e penso lo abbiamo ampiamente dimostrato nella storia passata. Al contrario gli italiani dovrebbero finirla di accomunare i tedeschi solo a Krauti e Wurst, il tedesco può sembrare inizialmente diffidente ed inquadrato, ma nel momento in cui inizia a conoscerti, egli diventa un ottimo collega o amico e ti da piena fiducia, apprezzando le tue qualità; inoltre hanno assolutamente un grande senso civico che a noi manca.

Tre cose da avere/essere per vivere felici a Berlino.

Avere un buon contratto di lavoro, un lavoro che ti piaccia e dei posti dove andare, rilassarsi e sentirsi un po’ come a casa. 

Autore: Enza Granato

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Enza Granato

Ciao, sono Enza Granato, ho 27 anni e vengo da Fasano, Puglia. Sono laureata in Scienze della Comunicazione e vivo a Berlino dal 2013. Nel tempo libero mi piace scrivere, dipingere e ballare. Parlo inglese, tedesco e spagnolo.

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