Ultimato nel 1976 quale sede della Volkskammer, fu concepito come edificio polifunzionale a 360°, dove al suo interno vennero previste sale culturali e luoghi di aggregazione per i cittadini della Germania dell’est.
Piena zeppa di amianto, venne abbandonata all’uso già dal primo anno della caduta del muro, per poi essere bonificata dall’amianto ed utilizzato nei primi anni del 2000 per alcune mostre ed eventi pubblici.
A seguito della decisione del governo federale, nel 2006 fu interamente demolita.
Edificato in pieno “Mitte”, accanto al Duomo di Berlino e all’Altes Museum, era sicuramente un edificio di forte impatto sia per posizione che per dimensioni (lungo ben 180 m ed alto 32).
Realizzato con struttura portante in acciaio e vetrate continue bronzate intervallate da setti murari di marmo bianco (il progettista fu l’arch. Heinz Graffunder), al suo interno erano ospitate due sale distinte: la Kleiner Saal, destinata ad ospitare la Camera dei Deputati e la Grosse Saal che con i suoi 3800 posti a sedere ospitava eventi culturali, museali e politici.
Si accedeva all’edificio da una immensa Hall caratterizzata da una miriade di lampadari che “piovevano” dal soffitto (non a caso il soprannome era appunto Il negozio di Lampadari di Herich) e che ne conferivano un aspetto luminoso e allo stesso tempo tetro.
La Grosse Saal era disposta su due livelli di gradinate (accessibili direttamente dai vari piani dell’edificio). Di forma esagonale e frazionabile in spazi più piccoli grazie alla presenza di numerose pareti mobili che permettevano di parcellizzare l’unico immenso spazio a seconda dei vari eventi in programma, veniva utilizzata appunto per eventi culturali e anche politici.
La Kleiner Saal era invece quella destinata alle attività del parlamento della DDR, dall’aspetto più imponente, in quanto cuore pulsante dell’attività politico/amministrativa della Repubblica. Suddivisa su gradinate atte ad ospitare i Deputati della Repubblica, prospettavano su di un banco centrale dedicato alle autorità di governo. Il tutto circondato da ampie balconate per il pubblico.
Parallelamente al fiume Spree, nella parte interrata dell’edificio, si trovava un lungo corridoio “commerciale” dove trovavano sede locali più ludici quali birrerie, un Bowling, bar e spazi aggregativi di vario genere.
Al quinto (ed ultimo) piano vi era un ristorante self service.
Relativamente alla sua demolizione se ne parlò molto intorno ai primi anni 2000; il tema era capire se conservare un importante (se pur ingombrante) testimonianza del passato della Germania, oppure “eliminarla” definitivamente per far spazio al nuovo futuro di Berlino.
Fatto sta che nel 2008, a seguito di un concorso internazionale, l’arch. italiano Francesco Stella si aggiudica il progetto per la ricostruzione del Castello precedentemente demolito per far spazio al Palazzo della Repubblica.
Il progetto prevede la ricostruzione filologica fedele delle facciate principali, grazie a fotografie e testimonianze del passato che ne hanno permesso una ricostruzione fedele in ogni dettaglio esecutivo. Il cantiere è ancora oggi visibile ed i lavori proseguono in maniera costante. L’inaugurazione è prevista per il 2019. A causa dei limitati fondi a disposizione da parte dei privati, la “facciata antica” verrà montata successivamente.
L’originale venne costruito come residenza cittadina degli Hohenzollen nel 1422 e successivamente ampliata e rivisitata nel settecento.
Durante i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale fu gravemente danneggiato ed infine completamente demolito nel 1950, in quanto simbolo dell’impero Prussiano e per far posto alla realizzazione di un ampio spazio utile per adunate di partito. La realizzazione del palazzo governativo avvenne poi durante gli anni 70.
L’arch. italiano ha saputo accostare antico e moderno in un nuovo linguaggio architettonico. Pur personalmente non condividendo l’approccio filologico del progetto (è a mio modo di vedere un “finto antico” che fa il vezzo alla storia del passato) l’intervento è riuscito in maniera adeguata a coniugare esigenze moderne con il linguaggio architettonico del passato di Berlino.
Autore: Vincenzo Guzzo